Martedì 16 Aprile 2024

I trent'anni di Dylan Dog. Sclavi annuncia una nuova serie

Il personaggio di Sclavi apparve nel 1986. Nel giorno del suo compleanno, la Bonelli ha svelato che Tiziano Sclavi tornerà a scrivere una nuova serie sull'Indagatore dell'Incubo.

Il Dylan Dog di Gigi Cavenago

Il Dylan Dog di Gigi Cavenago.

MILANO, 26 SETTEMBRE 2016 - «MI CHIAMO Dog. Dylan Dog». Sono passati trent’anni esatti da quando l’Indagatore dell’Incubo si presentò così – con una citazione bondiana – alla signora Sybil Browning e ai lettori italiani. Era il 26 settembre del 1986: con “L’alba dei morti viventi“, Tiziano Sclavi e la Bonelli Editore avevano dato vita a uno dei (pochi) casi editoriali nel fumetto nostrano. Non fu subito boom, per la verità, ma dopo alcuni mesi Dylan Dog iniziò la scalata nelle vendite, al punto di superare Tex, testata ammiraglia della casa editrice milanese. Negli anni ‘90, le quotazioni degli albi raggiunsero il picco, diventando croce e delizia dei collezionisti. 

Un compleanno festeggiato col botto: alla conferenza tenutasi oggi a Milano, è stata annunciata una nuova serie scritta da Sclavi. Titolo provvisorio: "Le storie di Dylan Dog", il che fa pensare - anche se le bocche sono cucite - che la sua creatura potrebbe essere solo un fil rouge per introdurre situazioni e personaggi antologici. Dunque, il numero di ottobre, il 362, dall'evocativo titolo "Dopo un lungo silenzio", col quale Sclavi tornava a raccontare le gesta di Dylan Dog dopo 9 anni di silenzio (con una copertina totalmente bianca e un tema spinoso come l'alcolismo) è solo un antipasto.

Del resto, alla base di un successo così duraturo c’è un mix forse irripetibile, i cui principali elementi sono già contenuti nel numero d’esordio. I disegni spigolosi – e per nulla rassicuranti – di Angelo Stano, che danno al volto di Dylan le fattezze di un Rupert Everett tormentato; l’umorismo di Groucho, l’assistente modellato graficamente su uno dei fratelli Marx (terza citazione), dispensatore di freddure; donne belle e misteriose che subiscono inevitabilmente il fascino del protagonista (ogni lasciata è persa, Dylan) e orde di mostri, a partire appunto dagli zombie romeriani (terza citazione). E poi, come ogni buon fumetto che si rispetti, diversi livelli di lettura: l’apatia e disumanizzazione della società moderna, fatta di ‘vivi morenti’ (contrapposti ai più rassicuranti – perché più prevedibili – morti viventi), il razzismo e la paura del diverso (un esempio è Johnny Freak, su cui ruota l’omonimo episodio del numero 81, diventato quasi figlio spirituale di Dylan), l’analisi delle fragilità e degli abissi dell’animo umano (perché la vera malvagità quasi sempre è dentro di noi).       QUASI paradossale che l’unico film ufficiale dedicato al personaggio, “Dylan Dog” appunto, uscito nel 2011, sia un accrocco inguardabile. Molto meglio, anche per la presenza di Everett, il “Dellamorte Dellamore” (1994) di Michele Soavi, con l’alter ego embrionale del detective ideato da Sclavi. «Tex è il personaggio che ha tutte le risposte, Dylan Dog, quello che si pone dei dubbi, si fa delle domande. E così destabilizza il lettore», esemplifica Roberto Recchioni, l’autore che, poco più di tre anni fa, è stato chiamato a rispolverare un’icona un po’ stanca e a risollevare dati di vendita non soddisfacenti. Il restyling ha dato all’ex “bobby” di Craven Road (quarta citazione) un nuovo ambiguo avversario (dopo il padre adottivo, il mefistofelico Xabaras): Johnny Ghost, che, nell’ultimo numero in uscita giovedì – il 361, “Mater Dolorosa”, con splendidi disegni a colori di Gigi Cavenago – annuncia a Dylan una profezia inquietante (ma vi risparmiamo lo spoiler).       ANCHE gli amici non sono più quelli di una volta: l’ispettore Bloch, andato in pensione nel primo numero del nuovo corso (il 338, con una copertina che richiama una celebre cover di Spiderman), e Groucho potrebbero nascondere più di un segreto e addirittura fare il doppio gioco.  Ma il vero cambiamento è stato nell’approccio editoriale, col tentativo di spingere su pubblicazioni a colori (gli speciali Color Fest si sono moltiplicati, così come le edizioni extralusso grazie a un accordo con la Bao Publishing), strizzando l’occhio ai collezionisti con copertine speciali e storie ambientate in diverse linee temporali (tra cui una con un Dylan Dog stanco e invecchiato in un universo post apocalittico). E ora si entra nella cosidetta “fase 3” del rilancio, con novità che saranno illustrate a breve dallo stesso Recchioni.