Bologna, 20 agosto 2010 - Un tonfo, sordo e millenario, rimbomba fra le navate della chiesa del borgo medievale adagiato sulle colline del Sannio. Centinaia di uomini e donne nel loro saio bianco, sotto cappucci che lasciano scoperti solo gli occhi, battono il primo colpo sui loro petti rinnovando un rito di penitenza antichissimo.

Ogni sette anni a Guardia Sanframondi il sangue dei fedeli viola la veste immacolata dei battenti in segno di devozione ad una piccola statua lignea della madonna, che risale al XII secolo. I Riti Settennali di penitenza in onore dell’Assunta coinvolgono l’intera comunità della cittadina in provincia di Benevento per un’intera settimana, quella successiva al 15 agosto. I quattro rioni del paese sfilano in rigoroso ordine lungo i vicoletti del centro storico raffigurando dei quadri viventi, i 'misteri', e seguiti dai flagellanti, anch’essi in saio bianco e cappuccio che si percuotono il dorso con la ‘disciplina’, un medievale strumento di autoflagellazione.

Solo la domenica (quest’anno sarà il 22 di agosto) la statua dell’Assunta, completamente coperta dell’oro ricevuto in dono dai fedeli, lascia la nicchia in cui è stata custodita per sette anni dopo una commovente cerimonia: l’apertura della lastra. Lacrime, urla e canti saturano il santuario dove, in un crescendo di emozioni, tre chiavi si infilano nelle corrispondenti toppe per mano dei tre custodi, il parroco, il sindaco e il più anziano dei comitati rionali.

Domenica mattina, nel santuario dell’Assunta, i battenti si raccolgono per dare inizio alla loro penitenza. L’antica zona del raduno è la cappella del ‘Sangue sparso’, troppo piccola oggi per contenere le centinaia di uomini e donne incappucciati che riempiono tutta la chiesa e che al grido “Fratelli, con forza e con coraggio, battetevi!” iniziano a battersi il petto. Nella mano sinistra un’immagine dell’Assunta e un crocifisso, nella destra la spugna, un disco di sughero cosparso di cera e bagnato di vino, da cui spuntano trentatre spilli – intricata e misteriosa è la simbologia dei numeri nei Riti Settennali – che iniziano a lacerare la pelle dei penitenti.

In ginocchio percorrono a ritroso le navate della chiesa, gli occhi fissi alla venerata statua e al bambino che stringe fra le mani lo stesso strumento di flagellazione. Una volta fuori dalla chiesa, i battenti si accodano alla processione del rione Croce e all’ultimo dei suoi Misteri, il San Girolamo penitente, e percorrono il paese insieme a migliaia di altri fedeli ferendosi il petto con colpi ritmati e cantando con voce cupa e provata dalla sofferenza. Avanzano protetti nel loro anonimo sacrificio dai 'disciplinanti', guardiani severi dell'ordine della processione al punto da minacciare uno schiocco di catene su chi osi avvicinarsi troppo ai battenti.

L’incontro. Due momenti particolarmente densi di emozioni sono l’uscita della statua dal suo santuario e l’Incontro. I quattro rioni sono in cammino da qualche ora, con i loro figuranti, i cori (una volta composti da sole donne nubili) e i flagellanti quando anche l’Assunta, portata in spalla a turno dai fedeli che se la contendono, si accoda al lungo serpentone che abbraccia il borgo. Nel momento in cui la statua, dopo sette anni, esce alla luce del sole, un colpo di mortaretto annuncia l’evento a chi è distante e l’intero corteo, migliaia di partecipanti, ovunque si trovino, cadono inginocchiati in segno di reverenza e si raccolgono in preghiera.

Successivamente, la testa e la coda della processione, si toccano in un punto preciso ed è lì che avviene l’incontro della madonna con i battenti che sfilano trascinandosi sulle ginocchia davanti alla statua e intensificano i colpi al petto nell’ultimo atto di penitenza prima di disperdersi nei vicoli del centro storico facendo perdere le proprie tracce. Solo a fine giornata pare che i battenti, dismesso il cappuccio e abbandonato il saio con la convinzione che già all'indomani le ferite saranno rimarginate, facciano la loro ricomparsa sul sagrato della chiesa per portare pubblicamente in spalla la venerata statua, rivendicando il loro diritto di accompagnarla per l’ultimo tratto prima di tornare a vegliare sulla sua comunità dall’alto della nicchia per altri sette anni.

Recentemente qualcuno ha tirato in ballo un articolo di Roberto Saviano intitolato 'Una stretta di mano per affiliarsi alle baby gang. I riti delle bande, il rap­porto con la fede. Un boss di Pig­nataro Mag­giore ha restau­rato un quadro della Madonna a sue spese. Così i minorenni diven­tano boss', pubblicato il 13 marzo 2005 sul Corriere del Mezzogiorno. Ecco un estratto in cui Saviano sostiene che sotto i cappucci dei battenti si celino anche camorristi e affiliati delle gang napoletane:
"I pen­i­tenti che ogni sette anni a Guardia San­fra­mondi per la festa dell’Assunta si bat­tono ripetu­ta­mente e per oltre dod­ici ore il petto con una spugna di sug­hero con trenta­tré spilli o chiodi, sono anon­imi fedeli ma è notizia dif­fusa che molti di loro sono affil­iati non solo della Camorra ma anche della «Sacra corona unita» e della «n’drangheta» e dopo aver scon­tato le pene del carcere deci­dono di scuoiarsi il petto volendo scon­tare anche le pene dell’anima. Tra loro spesso anche molte donne con figli caduti nelle guerre di clan".

Naturalmente l'affondo ha generato una lunga serie di reazioni in difesa della manifestazione religiosa. Nunzia De Girolamo, deputata Pdl,  ha risposto duramente sulle presunte infiltrazioni camorristiche nella cerimonia dei Riti settennali: "Invito Roberto Saviano a Guardia Sanframondi per i Riti Settennali del prossimo agosto, solo così potrà capirli davvero per poi esprimere giudizi". In effetti a riportare alla mente le insinuazioni di Saviano è stato il parroco del paese, don Filippo Di Lonardo alle cui affermazioni la De Girolamo ha risposto "Secondo quanto riferisce il parroco Saviano avrebbe posto l’ombra del sospetto sulla processione dei battenti, lasciando intendere che nella riservatezza di quanti partecipano alla processione incappucciati si nasconderebbero dei camorristi. Invito Saviano a partecipare a questo evento che è un atto di fede e non ammette strumentalizzazioni. Se verrà sarò lieta di accoglierlo nella mia provincia".

La rabbia della comunità di Guardia è comprensibile. Il saio bianco copre l'intero corpo dei penitenti lasciando scoperto solo il petto e mai nessuno ha esibito tatuaggi o cicatrici che potessero permetterne l'identificazione. E' difficile quindi poter affermare con certezza ciò che asserisce Saviano. Chi ha vissuto l'atmosfera di profonda compunzione, di mesto raccoglimento in preghiera dei battenti e dell'intero corteo di certo sa che in quella giornata non c'è spazio per esibizionismi.

Informazioni sui Riti 2010 e approfondimenti su www.ritisettennali.it