Giovedì 18 Aprile 2024

Veronica Panarello, la perizia: "Fragile e manipolatrice"

Ecco le parole depositate dai periti lo scorso giugno

Veronica Panarello

Veronica Panarello

Ragusa, 17 ottobre 2016 - "Capace di intendere" ma con una personalità "fragile e immatura" e una "tendenza a manipolare la realtà attraverso meccanismi consci istrionici e onnipotenti". Sono le parole usate per descrivere Veronica Panarello condannata in primo grado a 30 anni per l'omicidio del figlio Loris Stival nella perizia psichiatrica depositata lo scorso giugno dai periti incaricati dal Gup di Ragusa Andrea Reale di verificarne lo stato mentale. Quello che viene fuori è il racconto di una vita in 110 pagine, una minuziosa riscotruzione attraverso testimonianze assunte dai verbali delle forze dell'ordine, di tutta la vicenda, dalla scomparsa di Loris al suo ritrovamento. Partendo dalla vicenda, i periti si soffermano sul quadro testimoniale. Mano mano che le 110 pagine fitte scorrono, si traccia il profilo del bambino e quello di Veronica: prima le dichiarazioni delle insegnanti di Loris, poi le testimonianze dei conoscenti e delle persone che il 29 novembre, data della scomparsa e dell'uccisione di Loris, hanno avuto contatti con Veronica, per arrivare ai vicini di casa e all'analisi degli spostamenti della donna con i figli. 

VERONICA PANARELLO CONDANNATA A 30 ANNI, LA GIORNATA

"CAPACE DI INTENDERE" - I due periti non hanno alcun dubbio: escludono disturbi mentali "rilevanti clinicamente", la donna è capace di intendere e di volere. E' in grado, spiegano, di "comprendere oggetto e contenuto delle imputazioni" così come di "argomentare circa le accuse che le sono mosse". Tanto che viene giudicata  capace di "partecipare al processo". Nel corso dei colloqui, i periti la dipingono attenta e collaborativa con buona memoria a breve e lungo termine; "l'attenzione sia spontanea sia provocata non subisce momenti di cedimento nel corso dei vari colloqui, partecipati sempre con presenza attiva e contrattuale". Insomma, Veronica è capace di "rivisitare criticamente gli avvenimenti prima durante e dopo l'evento omicidiario" e senza "tendenze alla falsificazione psicotica". I periti chiamati a "verificare lo stato di mente dell'imputata all'epoca nella quale il delitto sarebbe stato commesso, non evidenziano patologie o vizi mentali. Veronica era capace di intendere e volere e non avrebbe sofferto di scompensi psicotici il giorno del delitto.

"CALCOLATRICE" - Veronica è descritta come "attenta" anche quando disperata racconta di come è morto il figlio, dettagliatamente, e appena finisce il racconto chiede di correggere il termine usato dai periti, "non cedevole", ma "vulnerabile". Racconta del rapporto con il suocero che aiuta facendo il bucato e pulendogli casa ma poi la sua attenzione è catturata dalle scarpe di due dei consulenti, comportamento che i periti definiscono "fuori luogo rispetto al contesto". Riferisce di avere ceduto alla relazione con Andrea Stival perché si sentiva incompresa dal marito e compresa invece dal suocero.

FRAGILE E IMMATURA - Il bambino viene descritto nelle testimonianze vivace ma introverso "bene inserito, socievole con i propri coetanei anche se taciturno", "sempre serenissimo, sorridente, sveglio ed educato", ma mai si sarebbe allontanato con sconosciuti. Dopo la descrizione del quadro familiare, del contesto e del giorno del delitto si passa alle indagini. Il bambino è stato ucciso in un luogo diverso da quello in cui è stato trovato; non ha opposto resistenza, non ci sono lesioni da difesa. E poi le contestazioni alla Panarello e l'arresto. Madre attenta e presente, ma che non risparmiava insulti ai figli, secondo le testimonianze. Attenta alle ricostruzioni, alle interviste, alla televisione, la donna a distanza di mesi dal delitto, ad aprile del 2015 prende in mano i verbali e contesta. Tira in ballo prima persone esterne alla famiglia, poi insinua il coinvolgimento di persone vicine. Scrive pure al presidente Mattarella chiedendogli di intervenire perche "è più facile incolpare il più debole piuttosto che cercare il colpevole".

La perizia riporta l'ultima versione data dalla donna, quella in cui accusa il suocero di averle ucciso il figlio, lei che si dipinge complice debole per paura. I periti incaricati riprendono un centinaio di osservazioni sullo stato psichico della donna da quando viene rinchiusa al carcere di Agrigento per arrivare alla capacità di esercitare il ruolo genitoriale di Veronica e alle stesse conclusioni dei tre periti del Tribunale dei minori per i quali c'è "assenza di patologia psichiatrica", ma anche un "sé fragile e immaturo, una notevole difficoltà ad esprimere e ad integrare il proprio sentire emotivo nella sua identità psichica" con la conclusione che la donna ha "tendenza a manipolare la realtà attraverso meccanismi consci istrionici e onnipotenti con il fine ultimo di fare fronte alle esigenze adattative".