Veronica Panarello condannata a 30 anni. La giornata

La 27enne, accusata di aver ucciso il figlio due anni fa, si è mostrata attenta ma silenziosa in tribunale

Veronica Panarello (Ansa)

Veronica Panarello (Ansa)

Ragusa, 17 ottobre 2016 - Veronica Panarello è stata condannata a 30 anni di reclusione per l'uccisione del figlio Loris. La sentenza è del Gup di Ragusa, Andrea Reale. La 27enne è accusata di aver ucciso il piccolo Loris Stival il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. Le accuse sono omicidio e occultamento di cadavere.  Per lei, la Procura aveva chiesto una condanna a 30 anni, ritenendo plausibile il movente della volontà di coprire una presunta relazione tra lei e il suocero. Di contro, a difesa della donna, il legale Francesco Villardita aveva chiesto per lei l'assoluzione, oltre che l'incapacità parziale di intendere.

LA GIORNATA - In tribunale Veronica è vestita di nero, con i capelli sciolti sulle spalle, ed è senza occhiali. L'imputata si è mostrata attenta ma silenziosa ascoltando l'intervento del pm Marco Rota e dei legali delle due parti civili. Nessuna reazione neppure quando il legale del suocero Andrea Stival, che lei accusa di aver ucciso il bambino per coprire la loro relazione, ribadisce la richiesta di risarcimento danni nei suoi confronti. Nella scorsa udienza Veronica aveva sbottato: "L'hai ucciso e mi chiedi anche i soldi?". 

SCONTRO IN AULA - Prima della sentenza, scontro aperto tra avvocati in aula sulla consistenza delle consulenze della difesa. Il legale di parte civile che affianca Davide Stival, il padre del piccolo, ha sostenuto che "i dati scientifici emersi dalle consulenze sono stati utilizzati in modo non corretto, esemplificando: la signora Panarello diceva una cosa e loro le andavano appresso, giudicando compatibili le varie versioni. Oggi ho rincarato la dose, mi aspetto che anche l'avvocato della difesa faccia lo stesso". 

L'avvocato Francesco Biazzo, per Andrea Stival, nonno del bimbo, afferma: "Inimmaginabile che possa avere commesso un reato per una relazione che non c'è mai stata e di cui non c'è alcun indizio o prova. Ho chiesto nuovamente la trasmissione degli atti al pm per procedere per calunnia contro la signora Panarello". L'avvocato di Veronica, Villardita, a fine udienza commenta: "Una bella lotta tra accusa e difesa, mi sarei aspettato di più sulla criminodinamica dalla pubblica accusa, che invece si è soffermata sulla perizia psichiatrica e sulla nostra consulenza e sulla incapacità d'intendere e volere; mi sarei aspettato qualcosa in più sulle aggravanti, sulla sagoma che noi abbiamo individuato" e conferma di avere chiesto l'assoluzione per non avere commesso il fatto. Attende la sentenza preannunciando: "Aspettiamo le motivazioni, se non ci convinceranno siamo pronti e abbiamo tutti gli elementi per appellarci alla sentenza".

I NONNI - Se per Francesco Panarello, padre di Veronica, "Oggi è il giorno della speranza. E qualsiasi sia la sentenza io starò vicino a mia figlia: lo farò fino a che vivrò", il nonno paterno Andrea Stival - accusato da Veronica - si mostra commosso ma non vuole parlare. Per lui l'avvocato Francesco Biazzo dice: "Questa sentenza darà la possibilità a quella famiglia di riunirsi". E ancora: "Non avendo reperito alcuna prova della presenza di Andrea Stival nei luoghi del delitto e comunque nel coinvolgimento nell'omicidio e nell'occultamento del cadavere, non abbiamo alcun tipo di dubbio sul fatto che il procedimento verrà archiviato". "L'accusa di Veronica nei suoi confronti - aggiuge il legale - Andrea la giustifica in un solo modo: non ha altre persone da coinvolgere per discolparsi. Questa è l'ultima versione perché Veronica Panarello purtroppo non può più dire altro".