Veronica Lario, assegno addio. L'avvocato matrimonialista: il tenore di vita non conta più

Gassani: "La Cassazione frena le nozze di interesse. L'assegno? Sempre più raro"

Silvio Berlusconi e Veronica Lario (Ansa)

Silvio Berlusconi e Veronica Lario (Ansa)

Milano, 17 novembre 2017 - "I ricorsi sono aumentati per tentare di scardinare tanti assegni. La sentenza Grilli-Lowenstein è stata un terremoto giudiziario". L’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti e autore del libro ‘C’eravamo tanto armati’, lo disse subito: cambierà il corso del divorzio Lario-Berlusconi.

E infatti...

«Era prevedibile perché la Cassazione ha sancito un principio rivoluzionario nel diritto di famiglia: l’autosufficienza economica al posto del tenore di vita. In tanti tribunali ancor prima della sentenza Lario-Berlusconi i giudici avevano applicato questo principio».

Quali chances ha la signora Lario di spuntarla?

«Potrà ricorrere in Cassazione ma il destino sembra segnato. Non credo che nel nostro Paese si tornerà mai più al tenore di vita, che indiscriminatamente veniva applicato a qualsiasi matrimonio».

È la fine dei matrimoni d’interesse?

«Non è più pensabile la velina che sposa il calciatore e prende 50mila euro al mese tutta la vita. Altra cosa è il principio di solidarietà verso quel coniuge, magari avanti con l’età, che è fuori dal mercato del lavoro e ha diritto di condurre una vita decorosa. Il matrimonio non è un affare ma una scelta d’amore e coraggio, la sentenza dice che la società non può fondarsi su matrimoni d’interesse».

In origine il ‘tenore di vita’ doveva garantire quel coniuge, spesso la donna, che aveva rinunciato al lavoro per la famiglia. La società è cambiata, ma non tutti i matrimoni sono uguali.

«Oggi tante donne lavorano, il loro sentire è cambiato, non possiamo rifarci a un diritto costruito su un’Italia che non c’è più: sono sempre meno quelle che vengono nel mio studio a chiedere i soldi dai mariti, semmai i contributi per i figli. Certo, dovremmo fare una distinzione tra matrimoni mordi e fuggi e quelli di lungo corso, attribuendo una valenza economica e morale a quei coniugi più deboli economicamente che possono provare in giudizio di aver contribuito alla crescita umana, sociale e professionale dell’altro. Con il buon senso, si può trovare una soluzione caso per caso».

Non quindi più un discorso di genere?

«No, ci sono anche uomini che prendono assegni di mantenimento. Tra, l’altro, la sentenza Grilli-Lowenstein è stata scritta proprio da una donna. Non solo: questo principio vale anche per le unioni civili tra omosessuali».

Ci stiamo avvicinando agli altri Paesi europei?

«Anche all’estero questa deriva giuridica e culturale è finita. La Francia, ad esempio, ha stabilito il venir meno di ogni obbligo di mantenimento con la cessazione degli effetti civili del matrimonio. Non vedo perché in Italia ci debbano essere rendite eterne. Un ulteriore passo avanti sarebbero i contratti pre matrimoniali che ora non sono possibili».

Nei matrimoni delle persone comuni che impatto ci sarà?

«In coppie con stipendi da mille euro al mese è già impossibile ottenere l’assegno per le mogli, soprattutto se giovani. Trent’anni fa nel 62% dei casi le mogli ricevevano l’assegno, l’anno scorso il 17%. Una tendenza in atto già prima della sentenza».

Come si definisce la soglia dell’autosufficienza?

«Il tribunale di Milano ha stabilito mille euro al mese. Poiché il costo della vita varia da città a città, la giurisprudenza dovrà stabilire criteri credibili».