Variante Delta: gli ultimi studi sui vaccini. Ecco l'efficacia dopo prima e seconda dose

Spallanzani, Vaia su vaccinati completi: "Il rischio di essere contagiati dalla variante è tra lo 0 e l'8%, e se mi contagio non vado in ospedale". Ma per chi ha una sola dose? L'ultimo studio su Johnson & Johnson: "Perdita di efficacia con la Delta, serve richiamo con siero mRna"

Vaccinazioni in Ecuador (Ansa)

Vaccinazioni in Ecuador (Ansa)

Milano, 21 luglio 2021 - La corsa della variante Delta non si arresta: complice l’alta carica virale e il grado superiore di trasmissibilità,  questa mutazione di Sars-CoV2sta diventando predominante anche in Italia. Se, in assenza di protezioni, un contagiato del Covid originario passava il virus a 2,5 persone, chi ha il Delta ne contagia fra 3,5 e 4. Ma cosa dicono i dati per coloro che sono vaccinati?

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Variante Delta nel mondo

"Se si è vaccinati, il rischio di essere contagiati dalla variante è tra lo 0 e l'8%, e se mi contagio non vado in ospedale, questo è il messaggio chiarissimo". A dirlo il direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani, Francesco Vaia, ieri RTL 102.5. "Bisogna capire quanto sarà persistente l'efficacia e capire in breve tempo se fare una dose di richiamo - ha osservato - e questo è un altro argomento, insieme agli anticorpi monoclonali che sono pronti sia per darci la terapia nei primissimi giorni e anche probabilmente una profilassi attiva per 6/9 mesi". A oggi, sull'efficacia dei vaccini nei confronti della variante Delta abbiamo a disposizione diversi studi. E non sempre i risultati sono sulla stessa linea. Nel frattempo, una delle ultime ricerche sul mix di vaccini - pubblicata su Nature Medicine - conclude che chi viene sottposto a immunizzazione eterolga (Astrazeneca e Pfizer) mostrerebbe "risposte immunitarie significativamente più forti".

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Sommario

Il punto

Una proiezione statistica decisamente rassicurante, alla quale si accompagna una seconda domanda: per coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale e sono fermi alla prima dose la situazione è differente? La risposta è sì. Come per il ceppo “originario” i sieri immunizzanti attualmente in circolazione che prevedono una doppia somministrazione fortificano la produzione di anticorpi raggiungendo adeguata copertura solo al termine del percorso. Ciò non significa, però, che una sola sia inutile in caso di contagio.

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Pfizer e Astrazeneca

Un'analisi di Public Health England – trattasi di un preprint che non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria - ha mostrato che almeno due dei vaccini sono efficaci contro Delta. Negli studi il vaccino Pfizer-BioNTech si è mostrato efficace per l'88% contro la malattia sintomatica e per il 96% contro il ricovero da Delta, mentre Oxford-AstraZeneca è stato efficace per il 60% contro la malattia sintomatica e il 93% contro il ricovero. Gli studi hanno monitorato i partecipanti che erano stati completamente vaccinati con entrambe le dosi raccomandate.

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Moderna

Anche Moderna ha riferito di studi – anche in questo caso non ancora sottoposti a revisione paritaria - che hanno dimostrato che il suo vaccino è efficace contro Delta e diverse altre mutazioni (i ricercatori hanno notato solo una "modesta riduzione dei titoli neutralizzanti" contro Delta rispetto alla sua efficacia contro il virus originale).

Johnson & Johnson

Pure Johnson & Johnson ha sostenuto che il suo vaccino, Janssen, è efficace contro la variante Delta anche dopo 8 mesi dall'inoculazione, mostrando solo un piccolo calo di potenza rispetto alla sua efficacia contro il ceppo originale del virus. Ma attenzione, perché uno studio rimbalzato sui media internazionali proprio in queste ore rilancia l'eventualità di un richiamo eterologo (ovvero con un vaccino a mRna) per chi ha ricevuto la monodose di J&J. ll lavoro al momento è disponibile solo online e non è ancora pubblicato su una rivista scientifica: manca cioè una revisione tra pari, gli esperti devono ancora validare l'analisi. Ma, nel frattempo, si può già dire che le conclusioni a cui giunge contrastano con quelle di altri studi più piccoli pubblicati a inizio mese. A dare la notizia è il New York Times: la ricerca guidata da Nathaniel Landau, virologo della Grossman School of Medicine di New York, si basa su esperimenti condotti con campioni di sangue in laboratorio, quindi potrebbe non riflettere le prestazioni del vaccino nel mondo reale. Tuttavia i suoi risultati, fanno notare gli esperti, sono coerenti con le osservazioni su una singola dose del vaccino AstraZeneca, che ha un'architettura simile allo Janssen e mostra solo circa il 33% di efficacia contro la malattia sintomatica che segue la variante Delta.

Sintomi gravi

La vaccinazione, concordano gli esperti, è la migliore protezione contro Delta. Se si ottiene un siero a due dosi come Pfizer o Moderna, ad esempio, è necessario avere entrambe le iniezioni e attendere il periodo di due settimane consigliato affinchè abbiano pieno effetto.  Ema ed Ecdc hanno ribadito nei giorni scorsi come completare la vaccinazione sia "vitale" per avere la massima protezione.

Sono diversi gli studi in atto sull’argomento e, anche se le percentuali divergono, su un punto c’è coesione: il calo della protezione riguarda i contagi e non le forme gravi della malattie. Con due dosi, quindi, lo scudo dalle forme severe, se non letali, cagionate dal virus, resta solido.

Variante Delta e prima dose

Come sappiamo sono milioni i cittadini che non hanno ancora effettuato il cosiddetto richiamo vaccinale. Cosa accade nel caso si incappi in quel lasso di tempo nella variante Delta? Su quali livelli di protezione si può contare con una sola dose in relazione a questa specifica mutazione del virus? Sul tema si sono espressi nei giorni scorsi diversi esperti.

"Una sola dose di vaccino non copre adeguatamente. La variante Delta, conosciuta anche come variante indiana, solleva preoccupazione perché si connota per maggior contagiosità e perché può provocare patologia anche significativa nei soggetti non vaccinati o che hanno ricevuto una sola dose", così il professor Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

A fargli eco Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica e consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza: “Questa variante nel 30-35% dei casi determina infezione anche nei soggetti che hanno fatto la seconda dose di vaccino, figuriamoci una sola".

In un approfondimento a cura della Fondazione Veronesi si riferisce che l’efficacia contro la variante Delta di una sola dose di Comirnaty (Moderna) e Vaxzevria (Astrazeneca) si attesta intorno al 30%

Vaccinazione completa

Una panoramica che parla chiaro: è fondamentale immunizzare quanto prima con il ciclo vaccinale completo i cittadini. Ad oggi i vaccini a disposizione, a seconda delle mutazioni, continuano a proteggere in maniera soddisfacente dalle forme più gravi della malattia. Minori chances si danno al virus di circolare, meno esso replicherà, abbattendo le probabilità di generare varianti.