Venerdì 19 Aprile 2024

Morta dopo l'aborto, gli ispettori: "Obiezione di coscienza non c'entra"

"Cure adeguate e nessuna anomalia". E' il risultato dell'ispezione del ministero della Salute all'ospedale Cannizzaro di Catania sul caso di Valentina Milluzzo

Valentina Milluzzo insieme al marito Francesco Castro in una foto da Facebook (Ansa)

Valentina Milluzzo insieme al marito Francesco Castro in una foto da Facebook (Ansa)

Catania, 24 ottobre 2016 - "Nessuna anomalia" nella morte di Valentina Milluzzo. E' quanto fanno sapere gli ispettori del ministero della Salute inviati all'ospedale Cannizzaro di Catania per accertamenti sul caso della 34enne deceduta dopo il parto insieme ai gemellini che aveva in grembo. La famiglia della donna ha presentato un esposto in procura in cui si accusa un medico del reparto di non essere intervenuto adeguatamente "perché obiettore di coscienza". 

Per la vicenda sono iscritti nel registro degli indagati 12 camici bianchi, tutti quelli in servizio nel reparto quel giorno.

Intanto però dal ministero arriva una valutazione sull'operato del'ospedale. "Si è trattato di un aborto iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in emergenza", dicono gli ispettori inviati dalla Lorenzin. La Milluzzo "era in trattamento adeguato" per le condizioni di rischio dal momento del ricovero e non è stato evidenziano alcun dato anomalo". 

Tutti i medici indagati sono obiettori di coscienza. Lo hanno riferito i vertici dello stesso ospedale che hanno spiegato però come nel caso di Valentina questo fattore fosse irrilevante. Dal Ministero confermano: "Non si evidenziano elementi correlabili all'obiezione di coscienza". 

LA RELAZIONE DEGLI ISPETTORI - La relazione degli ispettori ricostruisce così i fatti: Valentina era ricoverata dal 29 settembre (17esima settimana di gravidanza), "con diagnosi di minaccia d`aborto", si legge nel documento. "La paziente - sottolineano gli ispettori - era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero". Il 15 ottobre, alle ore 12.00 circa,  viene riscontrato "picco febbrile a 39°C". La terapia sono antipiretici e antibiotici per endovena.

"Le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non - alle 16 circa - un iniziale abbassamento della pressione arteriosa", scrivono ancora gli ispettori. "Gli accertamenti ematici evidenziano, in modo crescente dall`inizio alla fine, una situazione compatibile con un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori".

Così "vengono allertati gli anestesisti" e vengono avvertiti i partenti dell'aggravarsi della situazione . Poi "alle 23.20, in sala parto, la paziente espelle il primo feto morto. Alle 24.00 inizia infusione con ossitocina" per indurre "l`espulsione del secondo feto, che avviene alle ore 1.40 del giorno 16 ottobre".

A questo punto "viene coinvolto un secondo anestesista di turno e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10".

E' in questo momento che "si osservano perdite ematiche, tanto da indurre un tamponamento vaginale e, successivamente (vista l`atonia uterina) un tamponamento della cavità uterina; vengono somministrati farmaci appropriati". Ma la donna si aggrava ancora: "Le condizioni generali tendono al peggioramento; la signora viene intubata ed assistita sul piano ventilatorio. Viene trasferita nell'unità operativa di rianimazione dove, alle 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali, arriva all`exitus". Valentina è morta.