Rigopiano, come sfuggire al 'soffio della valanga'

Esistono regole base per gli edifici in località montane a rischio, ma le regole non sono uguali in tutte le regioni

La devastazione dell'hotel Rigopiano in un'immagine della polizia (Ansa)

La devastazione dell'hotel Rigopiano in un'immagine della polizia (Ansa)

Roma, 19 gennaio 2017 - Le impressionanti immagini dell'Hotel Rigopiano, il solo immaginare la sorte delle persone intrappolate dalla valanga-killer, porta molti a chiedersi se qualcosa si può fare, per sfuggire a quello che viene chiamato 'il soffio della valanga'. E in effetti esistono delle regole di base per costruire in modo sicuro nelle zone montane a rischio valanga. In sintesi: fondamenta più profonde se il terreno su cui poggiano è fragile, muri in cemento armato e infissi che si aprano facilmente per lasciare che il 'soffio della valanga' passi attraverso la casa senza distruggerla. La cosa assurda, comunque, è che le norme per contrastare questa situazione di rischio idrogeologico "non sono uniformi in tutta Italia in quanto la regolamentazione è rimandata alle regioni", come osserva Bernardino Chiaia, docente di Scienza delle costruzioni e vicerettore del Politecnico di Torino. 

LE NORME - Ad esempio molte regioni dell'Italia settentrionale definiscono le 'zone di pericolosità valanghiva' e per ciascuna di esse individuano i requisiti che gli edifici costruiti in quelle zone devono avere. La Valle d'Aosta ha probabilmente una delle normative più forti: definisce tre zone con altrettanti livelli di pericolosità, contraddistinte dai colori verde, giallo e rosso e da pressioni di impatto diverse. La zona rossa, per esempio, deve avere costruzioni in grado di sopportare una pressione pari a tre tonnellate al metro quadrato.  "In linea di massima - sottolinea l'esperto - la normativa sconsiglia di costruire nella zona rossa, consentendo di mantenere solo le costruzioni esistenti". Le prove fatte dal Politecnico di Torino nel suo sito sperimentale in Valle d'Aosta, a Gressoney, indicano però che la pressione di tre tonnellate al metro quadrato non è affatto il limite massimo: "Viene superata a causa dello spostamento d'aria, o meglio dell'aerosol prodotto dalle gocce d'acqua in sospensione nell'aria spinta verso il basso dalla valanga. Questa - ha proseguito Chiaia - ha un impatto simile a quello di un'esplosione, tanto che la pressione complessiva può arrivare a sei o sette tonnellate". 

CHE FARE - La prima difesa è posizionare a monte degli edifici delle opere di salvaguardia, come delle reti capaci di trattenere la massa di neve. Un'altra soluzione, con un maggiore impatto sul paesaggio, sono muri a forma di cuneo per deviare la massa di neve. Per quanto riguarda gli edifici stessi, gli accorgimenti devono riguardare le fondamenta, con plinti di fondazione di due metri se il terreno è roccioso, o pali fino a 15 o 20 metri se invece è meno forte.  Contro il 'soffio della valanga' è importante che le finestre possano aprirsi immediatamente, soprattutto ai piani alti. Tutti i muri, anche quelli tra le colonne, infine, devono essere di cemento armato: in caso contrario la valanga riuscirebbe a sfondarli facilmente.