La violenza sui treni parla straniero. "E per le donne è un inferno"

Un'aggressione e mezzo al giorno. I sindacati: "Serve un Daspo"

La stazione Milano Villapizzone dopo l'aggressione di un capotreno

La stazione Milano Villapizzone dopo l'aggressione di un capotreno

Bologna, 9 settembre 2017 - Ormai i ferrovieri parlano così: «Il regionale veloce 2129 Piacenza-Ancona? Ah sì, il giro della morte. Succede di tutto». Sicurezza e violenza sui treni, nelle stazioni e sui bus, un dramma quotidiano. Si replica dalla Puglia al Trentino, regione diventata una rotta ad altissimo rischio. Cinque episodi in meno di venti giorni alla stazione di Ala, l’ultimo il 7 settembre, protagonista un gruppo di immigrati senza biglietto. Insulti, minacce e lattine per un controllore che provava a fare il suo mestiere. A qualcuno prima di lui era andata anche peggio.

Il ferroviere massacrato col machete: "Gli italiani si fermano, loro no"

IL 6 SETTEMBRE i sindacati – tutte le sigle – hanno portato un pacco di proposte al ministero dell’Interno. Dal Daspo trasporti all’istituzione di «un numero unico, tipo 112, per segnalare in tempo reale gli episodi di violenza». Il governo non esclude e farà sapere, nel frattempo bisogna digerire le statistiche. Choccanti quelle degli ultimi anni. Girano discretamente nelle bacheche dei ferrovieri e sono confermate da chi era presente all’incontro al ministero. Quasi un’aggressione e mezzo al giorno – sommando i numeri di Trenitalia e Trenord – denunciata tra gennaio e il 20 agosto, 303 episodi (265 sui treni, gli altri a terra). Dal 2014 i casi sono stati 1.721 (316-564-538). Quasi sette volte su dieci il delinquente è stato individuato, 49 volte su cento era straniero. Una percentuale davvero molto alta, se anche vogliamo pensare che a viaggiare sui treni siano il doppio o il triplo dei residenti in Italia, pari al 10% scarso. Nicola Settimo, segretario nazionale Uil Trasporti, porta i numeri di Trenitalia: «Altri reati calano ma le aggressioni sono in aumento. Sono state 184 nei primi sei mesi di quest’anno, nel 2016 si erano fermate a 180. Scattano quasi sempre quando si controllano i biglietti».

SE DIGITI la parola ‘capotreno’ su Google, la prima voce dopo Wikipedia è dedicata a un giovane migrante che sferra un pugno e fugge. E poi via così, aggressione su aggressione. Un ferroviere che ha rimediato le botte e ne ha viste di tutti i colori – si è anche trovato davanti un passeggero che girava tranquillamente in bicicletta nel corridoio di un treno locale – fa una sintesi sconsolata: «Sui regionali è un continuo saliscendi di gente senza biglietto. Lo considerano normale. Di solito chi non paga si nasconde nell’ultimo vagone. Perché abitualmente il capotreno cerca di stare il più possibile a contatto di voce con il macchinista. Sui regionali infatti ci sono solo due ferrovieri, uno alla guida, l’altro in carrozza. Mentre sugli Intercity, per dire, ne sono previsti quattro. Lo stato d’animo? Paura e grande frustrazione. Ogni volta esci di casa ma non sai come torni. Per le colleghe è anche peggio. Una ha chiesto a un ragazzo di colore di togliere le scarpe dai sedili. Per lui quel rimprovero era inaccettabile perché arrivava da una donna. Chiamiamola questione culturale: l’ha presa a schiaffi».