Giovedì 18 Aprile 2024

Primo trapianto di faccia in Italia

Roma, l'eccezionale intervento su una paziente di 49 anni affetta da neurofibromatosi, una malattia che le ha reso il volto irriconoscibile. La donatrice, 21 anni, deceduta per incidente stradale

Un volto umano in 3D (foto iStock)

Un volto umano in 3D (foto iStock)

Roma, 22 settembre 2018 - Primo trapianto di faccia realizzato in Italia. L'eccezionale intervento riguarda una paziente di 49 anni affetta da neurofibromatosi di tipo I, malattia che le ha divorato il volto, deformato e deturpato fino al punto da renderla irriconoscibile, tiene con il fiato sospeso la comunità scientifica. La neurofibromatosi è una malattia genetica che determina alterazioni vistose a livello cutaneo, oculare e nervoso, ed è possibile grazie a una donazione autorizzata dai familiari di una giovane di 21 anni che è deceduta per incidente stradale. L'intervento  programmato presso l'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea di Roma rientra in un protocollo sperimentale, autorizzato dal Centro Nazionale Trapianti dopo l'acquisizione del parere positivo del Consiglio Superiore di Sanità. Le stutture per il prelievo della maschera facciale da donatore cadavere e per il successivo trapianto (comprendenti pelle, fasce muscolari e cartilagine) sono dirette dal professor Fabio Santanelli di Pompeo, responsabile della Chirurgia Plastica dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma, e dal dottor Benedetto Longo.

L'operazione particolarmente complessa è stata realizzata anche grazie alla collaborazione di una équipe specialistica di Zurigo. Sono una cinquantina le operazioni di questo tipo tentate nel mondo, una decina quelle eseguite in Europa, la maggior parte in Francia. Erano tre anni che il Sant'Andrea aveva presentato il progetto di trapianto multitessuto al ministero della Salute, che lo aveva approvato. Finora, però, non era stato possibile realizzarlo per mancanza di donatori. L'operazione offre a pazienti che presentano complessi difetti nella morfologia del viso una soluzione, laddove le tecniche chirurgiche tradizionali faticano a ottenere risultati funzionali estetici soddisfacenti.

Si tratta di una procedura volta a migliorare la qualità di vita del paziente e propiziare il reinserimento sociale, quando neoplasie, tumori, morsi di animale, malattie neurodegenerative, ustioni o traumi, hanno determinato gravi menomazioni del viso.  L'intervento al Sant'Andrea si conclude nella tarda serata del sabato, e solo domenica si potrà avere una prima provvisoria indicazione sull'attecchimento, legato alla evoluzione del decorso postoperatorio. L'elevatissimo grado di abilità richiesta agli specialisti deve fare i conti con una serie di potenziali complicanze (infettive, immunologiche, anatomiche) indipendenti dalle capacità degli operatori. Da considerare anche l'aspetto psicologico legato al fatto che la paziente dovrà abituarsi alla sua nuova faccia e non sempre l'identificazione e l'accettazione della fisionomia che apparteneva a un'altra persona avviene in maniera spontanea.

Era il 2005 quando una donna francese di 38 anni è diventata la prima ad avere parte della faccia ricostruita. L'anno successivo fu un team cinese a tentare l'intervento, dopo un'operazione su un trentenne che era stato attaccato e preso a morsi da un orso. In questo caso oltre a naso e bocca furono impiantati sull'uomo, morto due anni più tardi, anche guance e sopracciglio destro. Gli interventi furono celebrati con un articolo pubblicato da Lancet. Nel febbraio scorso a Parigi un uomo ha ricevuto il suo terzo volto. Dopo il rigetto cronico del trapianto al quale si era sottoposto nel 2010, per la prima volta al mondo gli fu offerta una seconda donazione, e divenne per tutti l'uomo dai tre volti.