Martedì 16 Aprile 2024

Totò Riina morto, spunta manifesto funebre a Ercolano

"Ne danno il lieto annuncio..." e seguono i nomi di 24 vittime tra magistrati, uomini delle scorte e altre vittime innocenti

Totò Riina e, nel riquadro, il manifesto funebre apparso a Ercolano (LaPresse)

Totò Riina e, nel riquadro, il manifesto funebre apparso a Ercolano (LaPresse)

Palermo, 17 novembre 2017 - Un manifesto funebre che dà 'il lieto annuncio' per la morte di Totò Riina, è comparso in via IV Novembre ad Ercolano (Napoli). Ai lati del manifesto, di matrice anonima, vi sono le foto dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino caduti per mano della mafia. "È morto Salvatore Riina di anni 87 - recita il manifesto - Ne danno il lieto annuncio..." e seguono i nomi di 24 vittime tra magistrati, uomini della scorte che li accompagnavano ed altre vittime innocenti tra cui Peppino Impastato, il generale Dalla Chiesa, don Pino Puglisi, Rocco Chinnici. Prende le distanze il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto: "Noi non gioiamo per la morte di Riina perché non siamo come i mafiosi. Lui ha rappresentato la mafia ed è stata la causa di tanto dolore. Contro di lui lo Stato è riuscito a vincere, assicurandolo al carcere duro. Le ultime sue dichiarazioni intercettate ci ricordano che non dobbiamo mai abbassare la guardia contro la criminalità organizzata".

Totò Riina, il manifesto funebre apparso a Ercolano (Ansa)

In coma da giorni e dopo due interventi chirurgici, il capo di Cosa Nostra si è spento all'età di 87 anni. Fino alla fine senza un cenno di pentimento. Irriducibile, nonostante fosse malato da tempo, ricoverato nel Reparto detenuti dell'ospedale di Parma. Aveva provato a chiedere il trasferimento in un luogo diverso dal carcere dove passare la vecchiaia e la malattia, ma i giudici non glielo avevano concesso e il boss di Corleone è morto mentre stava scontando le 26 infinite condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra i quali gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino. L'ultimo processo a suo carico è stato quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui, fino al giorno della sua morte, era imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato. 

Riina era stato arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, ma fino alla sua morte è stato considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra. Per questo il tribunale di Sorveglianza di Bologna rigettò, lo scorso luglio, la richiesta di differimento pena o di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss. Nonostante l'età e le sue condizioni di salute, per i giudici andava "ritenuta l’attualità della sua pericolosità sociale", perché Riina è "ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra".

Irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone al quale fece fare "la fine del tonno" e continuava a minacciare di morte i magistrati, come il pm Nino Di Matteo. "Io non mi pento... non mi piegheranno. Non voglio chiedere niente a nessuno. Mi posso fare anche 3000 anni, no 30", aveva detto il capo di Cosa nostra alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato nel carcere di Parma dello scorso 27 febbraio. Parole che i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Bologna hanno preso sul serio, tenendo ben chiusa la porta che i difensori di Totò da Corleone volevano aprire chiedendo il trasferimento del loro cliente in un luogo di cura esterno o ai domiciliari, sia pure vigilato, e il superamento per il boss anziano e malato del regime di detenzione regolato dall’articolo 41 bis della normativa penitenziaria, cioè il carcere duro. 

Con lo Stato Totò u curtu, non ha mai voluto parlare. Recentemente al processo sulla cosiddetta trattativa il suo legale accennò a una intenzione di rispondere alle domande del pm. Ma Riina, steso su una branda, già in pessime condizioni, collegato in videconferenza, smentì all'udienza successiva. D'altronde, nelle sue prime apparizioni giudiziarie dopo la cattura il padrino sosteneva di aver saputo dell'esistenza di Cosa nostra da tv e giornali.

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