Giovedì 18 Aprile 2024

Sicurezza, in Italia rischio concreto di attentati: la Relazione annuale degli 007

Con la progressiva sconfitta dell'Isis, il rischio per l'Europa cresce con i rientranti foreign fighters. Nel nostro Paese l'allerta maggiore è per i 'lupi solitari'

Paolo Gentiloni (Immagoeconomica)

Paolo Gentiloni (Immagoeconomica)

Roma, 27 febbraio 2017 - Secondo la Relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza, presentata stamane a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e dal direttore generale del Dis, Alessandro Pansa, in Italia esiste un rischio concreto di attentati terroristici. 

Il punto è che se anche l'Isis sembra avviato a una sconfitta sul piano militare in Iraq e Siria, questo non diminuisce il rischio di attentati in Europa, anzi potrebbe aumentarli con rientro dei foreign fighters dalle zone di guerra. 

Un quadro preoccupante quello meso nero su bianco dai nostri 'servizi'. Gentiloni di spegare la situazione: "Il 2017 può essere l'anno della sconfitta militare di Daesh, perlomeno della sua capacità di controllare il territorio. Ma la minaccia jihadista nelle sue diverse versioni non sarà cancellata". 

Il premier quindi esorta a non sottovalutare i rischi, ma anche a non chiudersi: "non possiamo abbassare la guardia rispetto al contesto in cui operiamo. Sappiamo di essere in un mondo in cui si moltiplicano le minacce asimmetriche, dagli attacchi della cybersicurezza ai pericoli del terrorismo. A queste minacce si risponde non nell'illusione di chiudersi, ma accettando la sfida. Più sicurezza non vuol dire meno libertà". 

Le parole di Pansa hanno confermato l'esistenza di una "Jihad in Europa", "testimoniata non solo da attacchi effettivamente verificatisi lo scorso anno, ma anche dalle numerose pianificazioni sventate o fallite". Per l'Italia il pericolo maggiore viene da jihadisti 'fai da te', elementi che si sono auto-radicalizzati, lone wolves, che agiscono o attivati da qualche rete estremistica o di propria iniziativa. 

Ma nelle 85 pagine della Relazione, integrata dalle 34 del Documento di sicurezza nazionale, oltre a ipotizzare "ulteriori, cruente campagne terroristiche in corrispondenza con gli arretramenti militari del Califfato", si valuta anche il problema dei "leoncini del Califfato", visto che proprio i bambini sono "garanzia di continuità del progetto califfale e della prosecuzione del jihad per la conquista di 'Damasco, Baghdad, Gerusalemme, Mecca, Dabiq, di Roma e dell'Andalusia". 

Sempre alto il livello di attenzione anche per possibili attacchi terroristici CBRN, "con armamento chimico-batteriologico-radiologico-nucleare". In crescita quello delle minacce cyber, sempre più numerose e sofisticate.

In percentuali lo scorso anno il 71% degli attacchi ha coinvolto soggetti pubblici e il 27% soggetti privati, attacchi portati nell'ordine da gruppi hacktivisti (52%), da gruppi di cyber-espionage (19%) e da gruppi islamisti (6%). 

Altri temi trattati nel rapporto dei 007 anche la capacità di infiltrazione delle mafie, e il loro interesse alla gestione del fenomeno migratorio. Sotto osservazione il "rinnovato slancio offensivo di matrice anarco-insurrezionalista" con il 'ritorno in scena' degli informali della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale'(FAI/FRI). E componenti antagoniste che punteranno a una ripresa delle "campagne di lotta" contro le Grandi Opere.