Terremoto, sulle casette solo promesse

Alle porte dell'inverno consegnato nelle Marche solo il 12% degli alloggi e meno del 28% in Umbria

Terremoto, la consegna di alcune casette nelle Marche

Terremoto, la consegna di alcune casette nelle Marche

Macerata, 30 ottobre 2017 - Altro che abitazioni d’emergenza: le casette ancora non si vedono, tranne qualche eccezione, e a 12 mesi dal terremoto che ha distrutto l’entroterra maceratese e, di nuovo, le Marche, l’immagine è quella di un territorio semi deserto privo delle soluzioni abitative temporanee. Il cronoprogramma elaborato a maggio dalla Regione Marche è saltato, con ritardi nella consegna anche superiori ai due mesi: i tempi non sono stati rispettati e ormai, dopo 365 giorni, i cittadini si sono rifatti una vita altrove, sulla costa o dove hanno trovato appartamenti agibili, oppure si sono rassegnati a vivere in roulotte, accanto al luogo di lavoro o al bestiame che non possono abbandonare.

In tutto sono state consegnate ai cittadini poco più di 200 casette su un totale di circa 2.000 richieste: sono 1.857 quelle ordinate, 1.588 quelle in fase di montaggio, 75 le aree in cui il montaggio è iniziato, 80 i milioni di euro spesi per i lavori di urbanizzazione. A oggi, più o meno 600 persone abitano nelle casette: una manciata di ‘fortunati’, se raffrontati al numero complessivo, pari a circa 5mila cittadini che hanno fatto richiesta, 12 mesi fa, della Sae. Il cronoprogramma originario è stato rispettato soltanto per 50 casette circa a Pieve Torina e 16 ad Arquata del Tronto (area Piedilama): per il resto, è tutto in alto mare. La Regione Marche – che pure ha responsabilità per i ritardi nella consegna delle casette – ha diffidato il consorzio Arcale al quale è stato spedito l’ordine di servizio affinché nei cantieri si lavori «anche nei giorni festivi e per 24 ore al giorno su più turni».

La Regione vuole applicare la penale, pari al 10% della commessa prevista dal contratto, per il ritardo nella consegna di diverse aree, una decina nel Maceratese e una nell’Ascolano. Nel dettaglio, sono state portate 122 casette nell’Ascolano: oltre alle 16 a Piedilama, 26 a Pescara del Tronto, altre 26 a Pretare e 54 nell’area di Borgo 1. Anche nel Maceratese le casette sono un centinaio, tra le 11 di Montecavallo, le 24 di Fiastra, le 7 di Muccia, le 11 di Gualdo di Castelsantangelo e le 50 di Pieve Torina. Senza considerare poi che nel cronoprogramma di maggio mancavano all’appello alcune aree, ad esempio Castelsantangelo sul Nera capoluogo, e Cesare Battisti 1 di Visso, ciascuno ancora in attesa di 40 casette. Intanto, mentre gli sfollati aumentano (sono a quota 33.000, cioè 8mila in più rispetto a ottobre dell’anno scorso) arriva l’inverno: in alcuni Comuni (Frontignano di Ussita e Bolognola) è già comparsa la neve. Un fatto che salta agli occhi, e a dir poco sconfortante, è il vuoto di Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera. Sui territori di questi tre paesi, che nell’insieme hanno richiesto circa 400 casette, oggi, a un anno dal sisma, sono appena 11 quelle abitate: i ‘fortunati’ sono i cittadini della frazione di Gualdo di Castelsantangelo.

«Il fabbisogno, rispetto a un anno fa – spiega il sindaco Mauro Falcucci – è sceso da 80 a 63 casette. Il numero si è andato riducendo perché nel frattempo qualcuno è deceduto, mentre qualcun altro ha rinunciato. Le altre 12 Sae dell’area di Nocria dovrebbero essere pronte per fine novembre, mentre speriamo di avere per Natale le 40 Sae del capoluogo». A Visso la consegna in alcune aree slitterebbe addirittura a gennaio, in caso di maltempo a febbraio: ancora un Natale lontano da casa, quindi, per buona parte degli oltre 700 vissani che hanno optato per la Sae. A Muccia (che in totale attende 165 casette) ne sono state consegnate 7, giusto qualche giorno fa, nell’area Costafiore. Le prime nel Maceratese erano state le 10 di Polverina di Fiastra il 23 agosto, insieme ad alcune a Pieve Torina e a Monte Cavallo. Il paradosso, alla fine, non è solo nel nome tecnico delle casette, Soluzioni abitative d’emergenza, che ormai di emergenza non possono più considerarsi, ma anche nella gestione: il bando risale al 2015 e l’accordo quadro delle ditte con la Protezione civile a maggio 2016. Pochi mesi dopo la firma, ecco il primo sisma che ha distrutto Amatrice e Pescara del Tronto, e devastato le Marche. L’accordo era preventivo, sottoscritto per non trovarsi impreparati di fronte alle emergenze e catastrofi naturali. Ma è andata diversamente.