Terremoto, diario di un volontario: "Bottigliette e mani tese"

Il diario di Davide Costa, giornalista e volontario sul campo ad Amatrice, con il suo racconto su Facebook

Davide Costa, il nostro collega volontario ad Amatrice

Davide Costa, il nostro collega volontario ad Amatrice

Amatrice, 26 agosto 2016 - IL RUMORE e la polvere dei crolli: sono queste le cose che mi restano nelle orecchie e nelle narici due giorni dopo il sisma. Non si fermano, infatti, le scosse di assestamento. Terremoti di magnitudo intorno al 4 che mettono in crisi paesi e infrastrutture già pesantemente danneggiate dalle prime scosse. E così finisce che anche la Colonna mobile della Regione Toscana impiega un pomeriggio per percorrere una manciata di chilometri tra le frazioni montane di Amatrice. Pugni di case che adesso non ci sono più, muri scoppiati, terrazzi pericolanti. Le colonne vengono scortate dai vigili del fuoco che all’improvviso ci fermano e mandano avanti una ruspa che abbatte un terrazzo pericolante o spala i detriti caduti all’improvviso dietro una curva. Uno stillicidio di passi avanti e stop che rischia di far saltare i nervi. Ma del resto, come impariamo ai corsi, la nostra sicurezza viene prima di tutto. E così attendiamo con pazienza il lavoro delle squadre dei vigili del fuoco, arrivati anche loro da mezza Italia.

 

POI CI SONO le facce e i volti della popolazione. Distrutti dalla stanchezza, dalla tensione, dal dolore per la perdita dei propri cari o per la distruzione delle case. Persone che da ieri notte sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Anche quelle che apparentemente non hanno avuto danni. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, non ha voluto sentir ragioni: l’intero territorio comunale è stato dichiarato inagibile e quindi tutti sono costretti a trascorrere la notte fuori da casa. C’è chi, come la signora Simona, non si dà pace: «La casa è l’ultimo baluardo di normalità che ci è rimasto. E invece saremo costretti a trascorrerlo nelle tende». È grande il cuore di queste persone. Che magari hanno perso tutto ma che quando ci vedono sotto il sole corrono in giardino a offrirci una bottiglietta d’acqua. Piccoli gesti fatti da persone semplici, con gli occhi lucidi e le mani sporche di polvere. Ma proprio per questo gesti che valgono tanto e che fanno superare la stanchezza. Le occhiaie si sprecano, nessuno dorme da giorni più di 3-4 ore a notte. Eppure sono proprio quelle bottigliette d’acqua, quegli occhi lucidi e quelle mani impolverate che ci spingono ad andare avanti. Domani è un altro giorno.