Mercoledì 24 Aprile 2024

Stuprò una dottoressa, scarcerato. "Denuncia presentata in ritardo"

Bari, il paradosso della legge italiana: non può essere processato

Violenza sessuale (Germogli)

Violenza sessuale (Germogli)

Bari, 3 dicembre 2017 - Tre mesi di ritardo e lo stupro diventa, per la legge italiana, una semplice molestia, una modesta ossessione. È la paradossale fotografia scattata dal tribunale del Riesame di Bari: la violenza, subita da una dottoressa nella guardia medica di Bari, resterà impunita e il suo stupratore potrà essere, eventualmente, condannato solo per stalking. Per nove mesi la donna non presentò, infatti, la denuncia: si vergognava. L’uomo che la brutalizzò, ora la farà franca. Il Riesame ha disposto la scarcerazione del 51enne Maurizio Zecca, originario del Casertano e residente da anni ad Acquaviva delle Fonti, arrestato il 13 novembre. I giudici gli hanno concesso i domiciliari con braccialetto elettronico per il solo reato di stalking.   La violenza risale al dicembre 2016, ma la donna la denuncia nove mesi più tardi. Il reato è, quindi, ‘improcedibile’ perché, spiegano i giudici, la querela deve essere presentata entro sei mesi, non un giorno di più. La terribile conclusione: la donna ‘paga’ per la sua vergogna, il suo aguzzino non pagherà per la sua sopraffazione. Eppure, aveva scritto la procura di Bari nella richiesta di custodia cautelare, Zecca aveva esercitato nei confronti della professionista «un’opera di lenta e crescente persecuzione, arrivando a maturare una vera e propria ossessione nei suoi confronti». La donna è così costretta a cambiare per tre volte il domicilio di lavoro, sperando di far perdere le sue tracce e disinnescare il pericolo. Nulla da fare: nel dicembre di un anno fa, l’uomo l’aggredisce e la violenta, ultimo atto di un’escalation a cui nessuno è riuscito a porre freno.   Solo nel settembre del 2017 la dottoressa trova il coraggio di denunciare, sottraendosi sia al supplizio personale che l’attanaglia sia alle minacce di morte che il molestatore continua ad esercitare nei confronti suoi e della sua famiglia. Ad alleviare, parzialmente, la mortificazione della vittima, c’è la motivazione dei giudici del Riesame. I quali ritengono che «il fatto commesso non può essere dichiarato estinto, perché la mancanza di una condizione di procedibilità non attiene al profilo sostanziale del reato… lasciando integra l’antigiuridicità della condotta». Una davvero piccola consolazione. La pm Simona Filoni della Procura di Bari sta, intanto, valutando se impugnare il provvedimento di scarcerazione.   «È una vergogna, è evidente che nella legislazione c’è un buco. Ed è terribile pensare a quello che lei sta passando, dopo quello che ha trascorso e subito, e che continua a subire. E rischia di non vedere processato l’indagato», dice Serafina Strano, la dottoressa violentata nei locali della guardia medica di Trecastagni, nel Catanese, il 19 settembre, diventata un simbolo nella lotta contro la violenza sessuale. «Per un paradosso sono più tutelate le vittime di incidenti sul lavoro che le donne che subiscono violenza sessuale, per le quali non c’è neppure il diritto al risarcimento, perché non è previsto», chiosa la Strano. Sulla stessa linea anche l’avvocato Giulia Buongiorno, che nel 2007 ha dato vita, insieme con Michelle Hunziker alla fondazione ‘Doppia Difesa’, la cui finalità è quella di assistere le donne vittime di violenze e abusi. «Sei mesi, come prevedono le norme, sono un termine troppo breve, vanno almeno raddoppiati».