Giovedì 18 Aprile 2024

Studio Triathlon, lo sport allevia il disagio psichico

Un terzo dei pazienti trascura le terapie o non arriva ai centri di salute mentale. La ricerca Addressing misconceptions in schizophrenia di Janssen punta a riabilitare anche attraverso l'attività sportiva

Progetto Triathlon, indagine sul disagio psichico in Italia

Progetto Triathlon, indagine sul disagio psichico in Italia

Milano, 12 ottobre 2016 - Trecentomila persone in Italia soffrono di disagio psichico, un terzo di loro manca all'appello. La discrepanza tra quanti arrivano ai centri di salute mentale del Servizio sanitario, quelli che vengono presi in carico, e quelli che abbandonano le cure o si perdono per strada, è sconcertante. La segnalazione viene dalla Società Italiana di Psichiatria (Sip) che ha commentato i risultati dello studio Triathlon. La ricerca Addressing misconceptions in schizophrenia di Janssen punta a riabilitare anche attraverso l'attività sportiva, Da un sondaggio su 634 pazienti in 12 nazioni emerge un quadro dei disturbi del pensiero poco incoraggiante, le persone in trattamento troppo spesso trascurano o sottovalutano l'importanza di assumere regolarmente terapia (nell'80% dei casi di tipo farmacologico) e per farlo devono fare affidamento sulle persone che si prendono cura di loro, cioè i caregiver (55%) o al personale sanitario (50%).

Disagio psichico, studio Triathlon: un terzo dei pazienti si perde per strada o non arriva ai centri di salute mentale

«Uno dei grandi problemi - afferma Claudio Mencacci, Presidente della Sip - è che queste persone arrivano tardi alla nostra osservazione, anche dopo 7 anni dall'insorgenza dei primi sintomi: troppi. E se consideriamo che in un periodo così lungo la malattia peggiora, si verificano conseguenze sulle condizioni del paziente e sulla qualità di vita del soggetto e dei familiari conviventi». Nei mesi scorsi è stato lanciato il Progetto Triathlon (indipendenza, benessere, integrazione nella psicosi) promosso da Janssen in collaborazione con Sip la Società di Psichiatria biologica (Sipb), Società di Neuropsicofarmacologia (Sinpf), Fondazione Progetto Itaca Onlus, Osservatorio sulla Salute della donna (Onda) e Federazione Triathlon (Fitri). Un progetto che nel biennio 2016-17 avrà coinvolto tremila operatori sanitari con un programma di 60 eventi formativi fino a fine anno, e altrettanti se ne svolgeranno nel 2017, al fine di formare medici, infermieri, assistenti e malati su schizofrenia e problemi correlati.

Disagio psichico, studio Triathlon: la ricerca dell'autonomia

«Se i pazienti vengono trattati bene e precocemente con approcci multidisciplinari e integrati- sottolinea Andrea Fiorillo, della Seconda Università di Napoli- è possibile raggiungere una completa autonomia psicosociale. Strumenti del Progetto Triathlon come la registrazione digitale di dati, visite, terapie, facilitano l'alleanza terapeutica al fine di allenare le funzioni cognitive del paziente».

Disagio psichico, studio Triathlon: progressi nella terapia

Il progetto Triathlon è sostenuto da Janssen per ragioni storiche in quanto l'azienda è da sempre impegnata nella salute mentale e nella cura delle psicosi. «Stiamo studiando sempre nuove soluzioni che speriamo possano rappresentare, nel prossimo futuro, passi in avanti altrettanto importanti – ha dichiarato Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato Janssen Italia – e su questa strada andiamo avanti». Si consideri l’importanza di una diagnosi e di un intervento precoci, legata ai requisiti del trattamento farmacologico, oltre ad altri aspetti fondamentali quali la riabilitazione cognitiva e la psicoeducazione.

Disagio psichico, studio Triathlon: sport e riabilitazione

«Nel momento in cui il paziente ha superato la fase acuta o di emergenza - ha precisato Eugenio Aguglia, presidente Società Italiana di Neuropsicofarmacologia – è consigliabile instaurare immediatamente una terapia di ampio respiro con gli antipsicotici di nuova generazione, per puntare al reinserimento sociale lavorativo e alla riabilitazione nel suo complesso». Un ruolo chiave risiede nello sport e nell’attività fisica.«Negli ultimi anni si sono accumulati studi sul valore dell’esercizio fisico nelle persone affette da schizofrenia – dichiara Emilio Sacchetti, ordinario di psichiatria e direttore del Dipartimento salute mentale degli Spedali Civili di Brescia – le evidenze non lasciano dubbi sugli effetti positivi che l’attività fisica, intesa non come sport competitivo bensì come esercizio regolare e costante, ha nel ridurre e migliorare i sintomi tipici delle psicosi, le performance cognitive e il benessere del paziente».

Alessandro Malpelo QN Quotidiano Nazionale