Strage di Erba, otto anni dopo il cortile di via Diaz diventa un luogo come un altro

Passando da via Diaz, sotto quelle finestre che per settimane hanno portato i segni di un incendio e degli omicidi che avrebbe dovuto nascondere, quasi non ci si ricorda più di Pa. Pi.

Olindo Romano e Rosa Bazzi (Cusa)

Olindo Romano e Rosa Bazzi (Cusa)

Erba (Como), 11 dicembre 2014 - Passando da via Diaz, sotto quelle finestre che per settimane hanno portato i segni di un incendio e degli omicidi che avrebbe dovuto nascondere, quasi non ci si ricorda più. Il cortile di via Diaz 25, otto anni dopo la strage in cui morirono quattro persone, è un luogo come un altro. Che ha saputo lasciarsi alle spalle dolore, paura e lo sconcerto di quell’enormità che, in pochi minuti, ha travolto un luogo tanto normale da essere addirittura anonimo. Rosa Bazzi e Olindo Romano, ritenuti colpevoli di quei delitti, sono in carcere da quasi otto anni. Lei a Bollate, lui ad Opera. Si vedono periodicamente, tradotti dalla polizia penitenziaria che li porta ai colloqui ai quali hanno diritto. Mario Frigerio, unico sopravvissuto a quella mattanza, è morto a metà settembre, senza mai smettere di fare i conti con il ricordo di quella sera dell’11 dicembre 2006. In una sequenza di pochi minuti, agghiacciante quanto incredibile, erano stati uccisi i vicini di casa di Rosa e Olindo: Raffaella Castagna e il figlio Youssef di soli 2 anni, assieme alla madre di Raffaella, Paola Galli. I fendenti avevano raggiunto anche Valeria Cherubini, aggredita mentre rientrava a casa dopo aver portato il cane a fare il giretto serale.

Solo il marito, Mario Frigerio, era sopravvissuto al tentativo di omicidio, grazie a una malformazione dell’arteria giugulare che aveva impedito alla lama impugnata da Olindo Romano di mettere fine alla sua vita. Le scale in cui avvenne quella tragedia erano state tutte ritinteggiate, cancellando il sangue sulle pareti che per mesi era rimasto a ricordare quelle morti. Qualche nuovo inquilino ha occupato gli appartamenti accanto, volti e nomi nuovi si sono avvicendati. Nel frattempo quella casa è stata dissequestrata, ristrutturata, rimessa a nuovo e arredata come nuove. Per volere di Carlo Castagna, marito, padre e nonno di tre vittime, è stata messa a disposizione della Caritas.

Chi ancora vive in quel cortile, non può certo smettere di dimenticare quella sera, le lingue di fuoco che uscivano dalle finestre, il fumo denso, dentro al quale erano comparsi, uno alla volta, i corpi delle vittime. Gli interrogatori dei carabinieri, le settimane successive a chiedersi chi fosse stato, ipotesi che, poco alla volta, puntavano sempre più sul cortile, su chi viveva gomito a gomito, e per scappare non aveva dovuto fare molta strada. Olindo Romano e Rosa Bazzi finiscono in carcere nel primo pomeriggio dell’8 gennaio 2007. Confessano, ritrattano, affrontano un processo dichiarandosi innocenti, fino alla condanna all’ergastolo in via definitiva.

di Pa.Pi.