Statali, stop ai furbetti delle malattie. Ecco i permessi orari per le visite

Congedi, nuove regole allo studio. Terapie salvavita, più tolleranza

Marianna Madia (Ansa)

Marianna Madia (Ansa)

Roma, 15 gennaio 2017 - Non ci si potrà più assentare dal lavoro per un’intera giornata per fare una visita specialistica: bisognerà ricorrere a un permesso orario. E anche in questo caso, come per le assenze per malattia, dovrà scattare il taglio del salario accessorio. È solo una delle novità in materia di congedi e permessi che potrebbero cambiare le regole per i dipendi pubblici. Un riordino a cui stanno lavorando gli esperti dell’Aran, l’agenzia pubblica di negoziazione. La prossima riapertura della contrattazione nel pubblico impiego, secondo quanto previsto nell’intesa «politica» siglata il 30 novembre scorso tra sindacati e governo, sarà decisiva non solo sul versante economico per sbloccare gli aumenti medi di 85 euro mensili. Ma dovrebbe rivelarsi determinante anche per chiudere il confronto cominciato già dal 2014 sul tema dei permessi e congedi per malattia e non solo. A indicare l’argomento come oggetto di negoziato sarà anche l’imminente atto di indirizzo che la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, dovrà firmare nei prossimi giorni. Ma cosa potrà cambiare per i dipendenti pubblici? L’obiettivo è quello di arrivare a una disciplina uniforme per tutti i lavoratori pubblici, con specificità solo per alcuni comparti, come nel caso della scuola. A essere interessati dalle novità, comunque, saranno, secondo le ipotesi più aggiornate contenute in una bozza di accordo quadro predisposto dall’Aran, diversi ambiti. In primo piano quelle che vengono definite «assenze dal servizio per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici». Ebbene, in questo caso si prevede, per esempio, la possibilità di spacchettare la «malattia» in ore, in modo che il dipendente pubblico che deve allontanarsi per una visita specialistica o per un esame non salti l’intera giornata di lavoro. Ma se si supera la metà dell’orario di lavoro, l’assenza viene considerata come giornaliera.

FISSATA la procedura per la richiesta dei permessi giornalieri e orari (di norma con tre giorni di anticipo), è rilevante l’indicazione secondo cui permessi giornalieri e assenze per malattia vengono equiparate sia per la decurtazione del salario accessorio sia per il calcolo del periodo di comporto. Un altro paragrafo è dedicato alle «assenze per malattia in caso di gravi patologie comportanti terapie salvavita». Per queste circostanze (si pensi alla chemioterapia o all’emodialisi) non solo i giorni di assenza non vengono computati nel periodo di comporto ma non scatterà neanche la sforbiciata sul salario accessorio. Viene uniformato – nella bozza – anche il capitolo sui «permessi orari retribuiti». In pratica, si stabiliscono per tutti 18 ore annue di permesso per motivi personali o familiari, «debitamente documentati». E, un ultimo ambito, è rivolto anche alla «disciplina del congedo parentale su base oraria». Per ogni mese di congedo parentale sono riconosciute 156 ore di permesso orario. Quanto al contrasto degli abusi sulle assenze, il governo appare determinato a portare avanti il progetto di un polo unico della medicina fiscale, in capo all’Inps (con le Asl messe da parte). L’obiettivo è rendere gli accertamenti più efficienti.