Giovedì 18 Aprile 2024

Stadio Roma, Raggi dice sì: cosa cambia nel progetto

C'è l'accordo sull'area a Tor di Valle: meno cemento e niente torri

Virginia Raggi con con il direttore generale dell'AS Roma, Mauro Baldissoni (Ansa)

Virginia Raggi con con il direttore generale dell'AS Roma, Mauro Baldissoni (Ansa)

Roma, 25 febbraio 2017 - ACCORDO raggiunto per lo stadio della Roma. Almeno un ‘primo’ accordo tenendo presente che da superare c’è sempre il vincolo della sovrintendenza sull’ippodromo di Tor di Valle. La sindaca Virginia Raggi e il gruppo del costruttore Luca Parnasi hanno tuttavia trovato un punto in comune sulla proposta della prima cittadina di dimezzare le cubature, che scenderanno a 500mila metri cubi, dal ‘quasi’ milione previsto inizialmente.

«Tre torri in meno e cubature dimezzate!», ha annunciato la sindaca. Che, su Twitter, ha dato sfogo all’entusiasmo con l’hashtag #UnoStadioFattoBene: «Le cubature sono dimezzate – ha scritto – addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo». Raggi ha aggiunto: «Mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà più soggetto ad allagamenti e realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido».

Per la sindaca quello ottenuto questa sera è una sorta di ‘rivoluzione’ in merito al progetto originario, «lo abbiamo trasformato in una opportunità per Roma. Abbiamo sempre detto di essere favorevoli alla realizzazione dello stadio, ma nel rispetto della legge e per il bene della nostra città».

Ma c'è un ‘ma’. L’incognita, tuttavia, è adesso legata anche alla riduzione delle opere pubbliche collegate allo stadio che potrebbe portare a una nuova conferenza dei servizi e quindi a un ulteriore allungamento delle procedure per l’inizio dei lavori.

La questione, insomma, è risolta ma solo a metà. Ci sono ancora punti da arare ma a questo punto, comunque, si può dire che lo stadio si farà. E ‘nel rispetto delle regole’, come aveva detto Grillo nei giorni scorsi. Un leader che, tuttavia, con le sue parole aveva quasi compromesso l’esito della trattativa. Prima dicendo che avrebbe voluto dare voce ai romani e poi che lo stadio andava costruito altrove. Non a Tor di Valle, ma in una zona che non fosse a rischio idrogeologico. È stato lì che il M5S si è infilato nel cul de sac della rivolta giallorossa, che ha consentito al patron della Roma, James Pallotta, di minacciare un suo disimpegno in merito agli investimenti sui giocatori, di mobilitare l’allenatore Luciano Spalletti e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, al fianco del dg giallorosso Mauro Baldissoni e il costruttore Luca Parnasi, tutti al tavolo della trattativa con il Comune.

Eppure, Grillo aveva capito che il Movimento non si poteva permettere di dire un nuovo no, dopo le Olimpiadi, a un’opera pubblica in pieno clima elettorale. L’unica chiave per raggiungere l’obiettivo è parsa la riduzione delle cubature. Intanto. Poi si vedrà.

EUFORIA per il raggiunto accordo da parte del patron della Roma Pallotta che ha parlato di «un nuovo capitolo che inizia», seguito dal dg Baldissoni: «È un giorno storico». Soddisfatti anche i tifosi giallorossi che fin dal tardo pomeriggio manifestavano sulla piazza del Campidoglio. Una manifestazione, però, non autorizzata i cui partecipanti sono stati tutti denunciati. Tra di loro, autodenunciato, il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, consigliere comunale Pd e tifoso romanista: «Qualunque iniziativa verrà presa nei confronti dei tifosi – ha attaccato – deve essere presa anche nei miei e da subito annuncio che rinuncio a qualunque immunità parlamentare».