Venerdì 19 Aprile 2024

Spelacchio finisce sotto inchiesta. I grillini gridano al complotto

Roma, la Raggi vuole chiedere i danni per l'albero di Natale

L'albero di Natale collocato a Roma, soprannominato "spelacchio" (Ansa)

L'albero di Natale collocato a Roma, soprannominato "spelacchio" (Ansa)

Roma, 22 dicembre 2017 - Dopo giorni di critiche e grandi sfottò sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, ieri mattina i cittadini romani hanno avuto un nuovo scossone leggendo, nelle cronache romane, le parole dell’assessore all’Ambiente della giunta Raggi, Pinuccia Montanari: «Sto con Spelacchio: secondo me è un mezzo complotto». Grave al punto da provocare un’indagine, neanche fosse una nuova Mafia Capitale dei Buzzi e dei Carminati.

IL CASO / Napoli, rubato l'albero in galleria Umberto I

MIRACOLI dell’Italia dove persino un albero di Natale sfigato diventa un boomerang d’immagine. E dove la parola d’ordine del grillismo di lotta e di governo è servita ancora a nascondere l’errore grave, la gaffe imperdonabile, l’incapacità conclamata di governare una città complessa e disastrata come Roma. Un «complotto», quindi, e un’indagine sfoderati per dimostrare, oltre ogni ragionevole buon senso, che la colpa di Spelacchio che sta morendo lentamente in piazza Venezia, coperto di luci e stelline che pure di notte non riescono a nasconderne lo scheletro ormai spoglio, non è della giunta Raggi, bensì di una fantomatica regia che pure su un «must» come l’abete natalizio si è messa all’opera per portare discredito alla sindaca stellata. «Secondo me c’è una regia – ha infatti spiegato, seria, la Montanari – questo nomignolo girava fin dal primo giorno, quando lo hanno scaricato, ma dalle mie foto risultava essere ancora in forma, anche se veniva da dieci mesi di siccità e inoltre gli aghi potrebbero essere caduti per via delle decorazioni troppo strette sui rami».

Spelacchio, cosa è vero e cosa è falso. Il fact checking

POVERO Spelacchio. Gliene hanno dette di tutti i colori, i romani ingenerosi, che pure sulla morte sanno fare sarcasmo senza grazia, ergendolo alla fine a eroe cittadino («Spelacchio, uno di noi!») e a metafora vivente – ormai, purtroppo, no – del baratro in cui è caduta la Capitale d’Italia, dove al degrado si è adesso sommato l’abbandono totale a cui la sta condannando la Raggi e la sua giunta. Spelacchio è morto, sotto gli occhi tristi dei bambini e delle folle dei turisti natalizi, perché nessuno, in Campidoglio, ha fatto il minimo controllo sulle condizioni di questo abete rosso, tagliato in Val di Fiemme (Trentino) quando ancora era rigoglioso e portato a Roma con il trasporto sbagliato, al modico prezzo di 48mila euro, denaro pubblico su cui ora indaga – anche – la Corte dei Conti su un esposto del Codacons.

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ANCHE la sindaca Raggi, alla fine, in un flebile sussulto di lucidità dopo che l’albero è finito persino sulle pagine del Guardian, paragonato, indecorosamente, allo «scopettone del water», ha deciso di aprire un’inchiesta interna («lo faremo, ma voglio prenderla con leggerezza», ha detto) e chiedere i danni alla ditta di trasporto, ma chissà poi se succederà davvero. Intanto, Spelacchio muore, mentre dall’altra parte del Tevere, in piazza San Pietro – e lì, oltre al danno, pure la beffa – campeggia un albero di Natale di tutto rispetto, alto e folto, anche lui un «rosso», chiamato dai romani «Rigoglio», perché il paragone con quello laico brucia davvero e in Vaticano se la ridono alla grande. Per questo Spelacchio è diventato anche simbolo di lotta politica tra Pd e M5S, con i dem che hanno chiesto la sua «pietosa rimozione» e l’assessora all’ambiente che, per ripicca, s’è invece impuntata: «L’albero resta lì, è come un Picasso: va capito. È stilizzato: di notte fa il suo effetto». I romani, invece, gli hanno già fatto il funerale, «A’ Spelà, che la terra ti sia lieve, o sembra presa in giro?», mentre tra i (pochi) banchetti di Natale di piazza Navona, tra genitori e bimbi serpeggia preoccupazione: «Mica che ora la Raggi vorrà fare pure il presepe, vero?...».