Solomon Nyantakyi quando era una promessa del Parma. Il video

Intercettato in stazione a Milano, il giovane di origine ghanese ha confessato l'omicidio della madre e della sorellina. L'intervista quando era nelle giovanili della formazione emiliana

Solomon Nyantakyi con le giovanili del Parma (da yotube)

Solomon Nyantakyi con le giovanili del Parma (da yotube)

Milano, 12 luglio 2017  - Solomon Nyantakyi, 21enne ghanese che oggi ha confessato il duplice omicidio di madre e sorellina dopo essere stato fermato a Milano, è una promessa del calcio. Il giovane era arrivato in Italia all'età di 8 anni. E' nato ad Accra, Ghana, il 25 marzo del 1996, per raggiungere il padre che lavorava qua. Nel nostro Paese è giunto con la madre e un fratello, poi è nata la sorellina, uccisa all'età di 11 anni.

La prima squadra è stata l'Aurora, poi un periodo al Milan Club, poi l'occasione di Parma.  Era nelle giovanili della formazione emiliana, e varie volte il tecnico della prima squadra, a quel tempo Roberto Donadoni, lo aveva chiamato in pancina con la prima squadra. Ma qualcosa non andava. "Ricordo Solomon, si allenava con noi del Parma e lo portai in panchina più di una volta. Non è facile inquadrare il carattere di un giovane calciatore in una squadra di A, ma ricordo che era un ragazzo tranquillo, anzi direi taciturno. E se davvero è stato lui, è difficile capire cosa possa essere passato per la sua testa: come si può arrivare a un gesto simile, cosa ti passa per la testa". Racconta oggi Donadoni.

Il problema era nella sua testa, soffriva di depressione, come ha confermato Cristiano Lucarelli, ex attaccante del Livorno e della nazionale, che allenò Solomon Nyantakyi nelle giovanili del Parma. "Sono senza parole: Solomon era un ragazzo pacifico e molto taciturno, non avrebbe mai fatto male a una mosca. Ma ha sofferto di depressione".

Lucarelli continua: "In un anno, lo sentii parlare due volte. Sapevo dei suoi problemi, e l'ho chiamato in Lega Pro al Cuiopelli un anno fa. Ma dopo quindici giorni di ritiro è voluto andare via, gli mancava la famiglia". Dopo il Parma, dove non sfondò per i problemi comportamentali, e finì all'Imolese Calcio. 

Qui un'intervista negli annni parmensi, quando sembrava avviato sulla strada giusta per la carriera di calciatore professionista. Timido, riservato, ma anche esigente con sé stesso e determinato, nell'intervista a Parma Channel racconta di sé, della sua storia, della sua famiglia. Ai complimenti rispondeva: "Posso fare molto di più".