Giovedì 18 Aprile 2024

Sogin, 400 milioni in bolletta per l'uscita dal nucleare

Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, ha promosso il programma di decommissioning ma ha alzato i costi di 400 milioni di euro che saranno pagati in bolletta elettrica

La centrale nucleare del Garigliano (Dire)

La centrale nucleare del Garigliano (Dire)

Vienna, 19 agosto 2017 - Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, “promuove” e valida il programma di decommissioning, cioè di smantellamento, delle 8 tra centrali e siti nucleari italiani, ma ne alza di 400 milioni di euro il costo complessivo al 2035, che sale così a 7.2 miliardi di Euro, 3,2 dei quali già spesi. E' la prima volta che l'Aiea svolge una revisione dell'intero piano di vita del decommissioning di un Paese e per Sogin c'era il rischio di bocciatura. Ma dopo 9 mesi di analisi Aiea ha dato disco verde: “Sogin ha la competenza di gestire un piano così complesso”.

Aiea ha alzato i costi di un 5% (che saranno pagati in bolletta elettrica) e ha fatto raccomandazioni specifiche: fare funzionare l'intero sistema e quindi rendere operativa l'Isin (l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale la radioprotezione nata l'8 settembre scorso ma ancora sulla carta), evitare eccessivi cambi di governance, creare task force ad hoc per ridurre impatti, tempi e costi, eventualmente alzare i livelli di esposizione per lavoratori e popolazione, oggi loro dire molto conservativi. E costruire il deposito nazionale che dovrà accogliere entro il 2025 fino a 75 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività e 15 mila metri cubi ad alta. Tema questo di competenza della politica: il progetto è pronto e così la segretissima Cnapi, la carta delle aree adatte, ma spetta al governo renderla pubblica. E con le elezioni in vista farlo entro la fine dell'anno pare un obiettivo improbabile. La patata bollente passerà al prossimo governo.

Ma nel frattempo il nuovo vertice di Sogin - due ingegneri nucleari come Luca Desiata e Marco Ricotti - ha deciso di fare le cose sul serio per far ripartire l'azienda dopo i troppi avvicendamenti di governance. “La revisione - spiega Luca Desiata, ad di Sogin - serve per rivedere i punti critici e una certificazione così importante apre poi una finestra per partecipare alle gare per il decomissioning negli altri paesi. Un mercato che solo in Europa vale 200 miliardi di euro. Al 95% vengono avvantaggiate imprese locali, ma noi abbiamo identificato una nicchia, quella del project management, nella quale siamo già competitivi e abbiamo deciso di anticipare di quattro anni lo smantellamento dei vessel - il cuore dell'impianto - delle centrali del Garigliano e di Trino, lavori da 100 milioni di euro l'uno e della durata di 9 anni, che ci qualificheranno ulteriormente per il mercato internazionale, che oggi pesa per soli 11 milioni nel nostro bilancio ma può crescere molto”. Basterebbe l'1% per fare 2 miliardi. E  ridurre i costi in bolletta. “Il sistema - avverte però Desiata - ci deve venire dietro. Se entro dicembre arrivano le autorizzazioni di Isin, a gennaio iniziamo i lavori al Garigliano, con avvio dello smontaggio del vessel entro il 2019. E se avremo l'autorizzazione nel 2018, poco dopo possiamo farlo anche a Trino”.

Più avanza il decommissioning, meno si spende, perché dei 7.2 miliardi di costi totali “solo” 2.6 sono per lo smantellamento vero e proprio, 1.8 sono il riprocessamento del combustibile e ben 2.8 per i mantenimento in sicurezza dei siti e il costo della struttura: è qui che più passa il tempo più i costi crescono. E più avanza lo smantellamento più Sogin si qualifica per fare decommissioning all'estero facendo utili e riducendo il costo finale per il contribuente. Alla politica il compito di fare le scelte che servono per renderlo possibile o invece come sinora rinviare e lasciar macerare il problema, a caro prezzo