"Io vittima di sexting a 13 anni, ora salvo ragazze come me"

Ex vittima di cyberbullismo adesso rimuove i video hard. "Sono una sentinella del web"

Ragazzo al cellulare (immagine d'archivio)

Ragazzo al cellulare (immagine d'archivio)

Roma, 16 maggio 2017 - L’adolescenza le è stata rubata proprio dalle persone che credeva più vicine. Ma Sara (nome di fantasia) a 13 anni ha scoperto di essere più forte dei bulli e cyberbulli che l’hanno spinta a pensare ogni giorno al suicidio. E ora, maggiorenne, monitora in incognito i social a caccia di aguzzini digitali, per denunciarli alle forze dell’ordine grazie alla rete di Sentinelle della quale fa parte.

È riuscita a salvare ragazzine come lei? «Due mesi fa ho fatto rimuovere il video di una 16enne che faceva sesso: la sequenza è rimasta in Rete ‘solo’ 4 ore. Ho migliaia di amici su Instagram e Facebook, tra persone comuni e vip, ma nessuno sa che ho una doppia identità. Non posso nemmeno conoscere le vittime che salvo, sono un agente anonimo del web».

A lei cos’è successo 5 anni fa? «Facevo sexting con il mio ragazzo, ci scambiavamo nostre fote osé. Solo che io ho cancellato le sue, mentre lui ha spedito le mie sui social agli amici».

Perché faceva sexting? «Avevo compagne carine e popolari, io mi vedevo magra, con un corpo da bimba. Inviando mie foto nuda i ragazzi mi davano attenzioni, facevano complimenti. Poi un giorno sono arrivata a scuola e mi hanno coperto di insulti e lanciato la spazzatura addosso».

Come ha superato l’incubo? «Mi hanno aiutata i genitori e due anni di psicoterapia. Non tutte le ragazzine sono in grado di superare due pugnalate così, avevo sempre in testa l’idea di uccidermi».

Perché dice ‘due pugnalate’? «Passato un anno, avevo appena superato lo choc delle mie foto nuda, e la mia migliore amica ha diffuso un audio vecchio in cui le facevo rivelazioni intime di me e il ragazzo di allora. La gente del paese ha creato canzoni che diffondevano in discoteca, le parodie on line erano virali. Ho subito lo stesso trattamento riservato a Tiziana Cantone».

Ha denunciato le persone che hanno diffuso le sue foto? «Abbiamo fatto i nomi, mi hanno esaminato il telefonino, ma tutto è naufragato. Sono arrabbiata con la giustizia, non è pronta per questi casi: basta vedere la storia della Cantone, le denunce vengono archiviate. Anche i social non sono pronti a intervenire».

I suoi prof come hanno reagito? «Hanno tenuto le distanze da me, solo il preside mi ha aiutato. Io non uscivo di casa, ho perso tanti chili e avevo scatti di rabbia contro i genitori. Ho passato un’estate chiusa in gabbia».

I genitori come hanno scoperto le sue foto on line? «Alcuni amici sono andati da loro in ufficio a fargliele vedere».

Il suo ex e l’amica le hanno chiesto scusa? «Mai, nemmeno le loro famiglie. Sono tutti colpevoli e tutti tacciono. Un giorno forse li perdonerò, ma sarà dura. Le scuse arrivano solo se uno si uccide, altrimenti il fatto non è grave».

In quel periodo usava molto lo smartphone? «Ero dipendente dai social, ci passavo giornate intere».

Che consiglio dà ai genitori per prevenire questi crimini? «Le armi del web sono troppo potenti, gli adulti non possono farci nulla, devono pensare al dopo. Ascoltare, confortare, non rimproverare i figli e prendersi le proprie responsabilità. I ragazzi affrontano un problema devastante e non vanno attaccati, giudicati o chiusi in casa».

Che cosa sogna di fare da grande? «La criminologa, specializzata in cyberbullismo».