Saronno, la dottoressa convinta a tacere: "Dava i farmaci in modo assurdo"

Intercettata una componente della commissione, che ora dice: "Dovevo denunciare"

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Saronno (Varese), 4 dicembre 2016 - AL PRONTO soccorso c’era «uno che somministrava i farmaci in modo assurdo». Un ‘matto’. Uno dei componenti della commissione nominata per accertare l’operato di Leonardo Cazzaniga aveva proposto ripetutamente di «fare referto» (in pratica denunciare), ma ogni volta ha trovato la ferma opposizione della dirigenza ospedaliera. Nel suo sfogo telefonico a un amico, Maria Luisa Pennuto, responsabile della medicina legale dell’ospedale di Saronno, ricorda di non essere stata d’accordo con le conclusioni della commissione (di cui faceva parte) che ha ‘assolto’ Cazzaniga e lamenta di non avere provveduto di persona a segnalare. 

È il 25 maggio 2015. La dottoressa è stata ascoltata in procura a Busto Arsizio in veste di testimone (oggi, come tutti i componenti della commissione, è indagata per omissione di denuncia e favoreggiamento). All’amico Ennio manifesta (intercettata) la preoccupazione di un suo coinvolgimento giudiziario.  Pennuto: «Prenderò un avviso di garanzia di sicuro. Per la storia di quello là del pronto soccorso di Saronno di due anni fa».  Ennio: «Avviso di garanzia per?». Pennuto: «Per la storia di quello là del pronto soccorso in modo assurdo; io gli avevo detto di fare referto ma non hanno voluto farlo». Ennio: «Ma cosa c’entri tu?». Pennuto: «Ero nella commissione per cui... guarda ne parliamo in un altro momento... adesso sono troppo sconvolta per parlare della cosa... troppo sconvolta». L’amico cerca di rincuorarla. Ricorda quello che gli ha riferito a suo tempo la dottoressa, di avere manifestato ai colleghi tutti i dubbi sull’aiuto anestesista e di essere stata tacitata ogni volta.  Ennio: «Scusa un attimo; durante la commissione hai detto più volte che quello era un pazzo, loro hanno cercato di mettere sempre tutto a tacere... è vero no?».  Pennuto: «Eh lo so cosa c’entra... potevo fare lo stesso referto. Io posso essere... posso essere indagata per omissione di referto». Ennio: «Ma allora la denuncia è andata avanti». Pennuto: «Eh... probabilmente hanno fatto una denuncia non lo so... guarda in questo momento sono talmente sconvolta...».

La Pennuto non sa darsi pace, si rimprovera quella che considera acquiescenza, eccessiva fiducia nei colleghi e nei vertici dell’azienda ospedaliera.  Pennuto: «Ma la colpa è solo mia... alla fine io mi sono fidata di quello che dicevano i clinici: “la somministrazione di farmaci tutto sommato è accettabile”, per cui ho detto va bene, allora non...».  Ennio: «Hai proprio ragione tu non bisogna proprio proteggere nessuno né accusare nessuno».  Pennuto: «No ma io non ho protetto nessuno, io non ho protetto nessuno... non è stato fatto per proteggere nessuno...». Ennio: «No, però, tu durante la commissione...». Pennuto: «È stato quello di dire va bene, ok, accettiamo questa decisione anche se non ero convinta... non ero convinta che...». Ennio: «E me lo ricordo». Pennuto: «Però questo non c’entra nulla, cioè... perché se non ero convinta dovevo fare il referto».  Ennio: «Ma tu il referto non lo hai fatto perché non volevi fare casino, con i due capi dell’ospedale, io mi ricordo».  Pennuto: «Eh, però vedi che il risultato è questo».