Saronno, prove di autodifesa. L’infermiera: "Piango e chiedo i danni"

Gli amanti diabolici intercettati dopo la morte del marito della Taroni

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Saronno (Varese), 8 dicembre 2016 - Prove tecniche di interrogatorio. Le 15.41 del 20 luglio del 2015. Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni sono in auto con i due bambini di lei. La Taroni ha appena ricevuto la telefonata della cugina Filomena, ascoltata come testimone, in procura a Busto Arsizio, sulla morte di Massimo Guerra, marito di Laura. Consapevoli di essere al centro dell’inchiesta, i due discutono sull’atteggiamento da tenere se dovessero essere interrogati. Se sarà necessario, la Taroni scoppierà in lacrime davanti agli inquirenti per dimostrare quanto la facciano soffrire le ingiuste accuse. I loro discorsi sono condizionati dalla presenza dei bambini. Più volte, per non farsi capire da questi, il medico evita di pronunciare la parola ‘omicidio’, sostituita con ‘o volontario’. Come in una delle prime frasi del lungo dialogo: «E no perché so che non ci sono ... cioè, allora siccome l’ipotesi configurata ... no ... ti dico semplicemente, l’ipotesi configurata è o volontario no? Ora è chiaro che c’è ... è un atto dovuto ...». L’anestesista non rivendica la propria innocenza e quella della compagna. Si limita, freddamente, a valutare che per gli inquirenti è impossibile acquisire elementi a loro carico. Ride mentre dice: «Ma no, ma capisci non ... non ci sono elementi capisci? Non ci sono proprio elementi!». La conversazione prosegue. I due amanti si mostrano tanto sicuri dell’impunità da ipotizzare già un’azione di risarcimento nei confronti delle due autrici della denuncia anonima per la morte di Massimo Guerra. Se sarà convocata in procura, l’infermiera si metterà a piangere.  Taroni: Prima del danno morale, chiediamo la... come si chiama ... non mi viene ... la diffamazione.  Cazzaniga: Sì, sì certo.  Taroni: Io mi metterò anche a piangere.  Cazzaniga: Tu ti?  Taroni: Io mi metterò anche a piangere. I due provano a immaginare un interrogatorio. Anticipano le possibili tesi difensive, facendo l’elenco della malattie del marito della Taroni: era diabetico, si curava a modo suo, era cardiopatico. Cazzaniga: Le domande saranno ... se si farà mai saranno più precise no?  Taroni: Tipo? Cazzaniga : E adesso non posso dirtele qua.  Taroni: Tipo l’ha (non dice una parola) lei?. Cazzaniga: Sì.  Taroni: No. Cazzaniga: No. Taroni: Era un diabetico? Sì. Cazzaniga: Sì. Taroni: Si curava ... a modo suo. Cazzaniga: Era un cardiopatico, sì ... ha avuto disturbi del ritmo. Sette ore di interrogatorio, in procura, di Roberto Cosentina, ex direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera, indagato per omissione di denuncia e favoreggiamento di Cazzaniga. Cosentina, difeso dall’avvocato Marco Zambelli, ha detto ai pm di essersi in sostanza attenuto alle conclusioni della commissione interna che lui stesso nominata. Quando la commissione terminò i suoi lavori, Cosentina inviò una lettera ai due infermieri Clelia Leto e Radu Iliescu che avevano segnalato le pratiche farmacologiche di Cazzaniga. Nelle lettera si riconosceva che erano impiegati ‘in ogni caso, farmaci che rientrano tra i farmaci di categoria pericolosa e con dosaggi non comuni’. Il trattamento è stato prescritto da un ‘medico esperto ed in possesso di idonee specializzazioni all’uso dei farmaci utilizzati’. ‘Non si ravvede un comportamento chiaro ed inequivocabile discordante il codice etico e deontologico professionale o, peggio, che possa far ravvisare delle responsabilità dirette sull’esito dei casi trattati’. Intanto il dottor Cazzaniga ha sostituito la legale d’ufficio con altri due avvocati.