Mercoledì 24 Aprile 2024

San Francesco d'Assisi, la storia del Cantico delle Creature

Il 4 ottobre viene celebrato il "poverello d'Assisi", uno dei santi più venerati. Negli ultimi anni di vita scrisse il suo 'Cantico delle Creature', preghiera che è un inno alla vita, e il testo poetico più antico della letteratura italiana

San Francesco in un dipinto del Guercino (MELE-NICODEMO)

San Francesco in un dipinto del Guercino (MELE-NICODEMO)

Roma, 4 ottobre 2016 - Oggi si ricorda San Francesco d'Assisi, nato Giovanni di Pietro Bernardone, Assisi, il 26 settembre 1182, e morto il 3 ottobre 1226.  Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica. San Francesco d'Assisi è uno dei santi più popolari e venerati del mondo. Diacono e fondatore dell'ordine che da lui prese il nome, è stato proclamato, assieme a santa Caterina da Siena, patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII.

La tomba del "poverello d'Assisi" è meta di pellegrinaggio per centinaia di migliaia di devoti. La città di Assisi, grazie al suo illustre cittadino, è assurta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i quattro grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Papa Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002, da Papa Benedetto XVI nel 2011 e da Papa Francesco nel 2016. 

La sua opera spirituale è racchiusa nel Cantico delle creature, riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana. Canticum o Laudes Creaturarum, anche noto come Cantico di Frate Sole, è il testo poetico più antico della letteratura italiana. 

Francesco d'Assisi lo avrebbe scritto due anni prima della sua morte. Ma è più probabile che, come riportano le biografie di Francesco, la composizione sia stata scritta in tre momenti diversi.

Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali. La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.

Il testo del componimento poetico (in volgare umbro del XIII secolo, con influssi toscani e francesi, e latinismi):

« Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e 'honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi' Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate ».

Francesco era figlio di Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Madonna Pica. Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura "cortese-cavalleresca" del proprio secolo e delle ambizioni del proprio ceto sociale. Nel 1154 partecipò alla guerra che contrappose Assisi a Perugia. Tra le due città esisteva una rivalità irriducibile, che si protrasse per secoli. L'odio aumentò a causa dell'alleanza di Perugia con i guelfi, mentre Assisi parteggiò per la fazione ghibellina. Ma gli assisani nel 1202 subirono una sconfitta a Collestrada, vicino a Perugia. Tra i giovani catturati e rinchiusi in carcere c'era anche Francesco. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolse a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Iniziava il cammino di conversione. 

Trascorre circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna nelle mani del vescovo Guido e assumendo la condizione canonica di penitente volontario. Francesco veste l’abito da eremita si dedica al restauro materiale di alcune chiese in rovina dopo che a San Damiano aveva udito la voce del Signore: "Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina".

Nel 1208 inizia ad avere i primi compagni e con essi nel 1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a predicare rimandando però a un secondo tempo l’approvazione della Regola. 

Negli ultimi anni di vita Francesco ha composto il Cantico delle creature. E' malato al fegato e agli occhi. Quando le sue condizioni si aggravarono Francesco fu riportato alla Porziuncola, dove morì nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Fu in Assisi nella chiesa di San Giorgio. Frate Francesco d’Assisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX.