Sacchetti per frutta a pagamento, ecco quanto ci costeranno

I social lanciano il boicottaggio. "Prezzare direttamente il prodotto". Ma non sempre serve...

Un limone prezzato senza sacchetto (Twitter)

Un limone prezzato senza sacchetto (Twitter)

Roma, 3 gennaio 2018 - Chi è già stato al supermercato in questi primi tre giorni del 2018 avrà toccato con mano l'ultima novità. I sacchetti per frutta e verdura sono diventati a pagamento. La questione sta appassionando schiere di internauti, che sui social protestano contro il 'caro-busta'. Su Twitter c'è chi lancia il boicottaggio, invitando - con tanto di foto-esempio - a prezzare direttamente i singoli prodotti, anche se questo implica, stampare un etichetta mandarino per mandarino. Ma ha senso? No. Perché tanti di noi hanno constatato che, anche se non usato, il sacchetto viene comunque addebitato. Quindi, tanto vale prenderselo. 

COSTO PER SACCHETTO - Il 'balzello' è dovuto al fatto che i nuovi shopper utilizzati per imbustare non solo frutta e verdura ma anche carne, pesce e affettati, sono interamente biodegradabili e compostabili. "L'innovazione ha un prezzo ed è giusto che si paghi", sottolinea Legambiente. Ma quanto ci costerà mettere al bando la plastica? A farci i conti in tasca ci ha pensato l'Osservatorio di Assobioplastiche, che ha compiuto una prima ricognizione di mercato in occasione dell'entrata in vigore (il primo gennaio 2018) della legge 123/2017. Il prezzo non è uguale in tutto gli esercizi ma oscilla tra 1 e 3 centesimi a sacchetto.

COSTO ANNUO - L'Osservatorio, spiega una nota, stima che il consumo di sacchi per ortofrutta e per il cosiddetto secondo imballo (quello dei prodotti che prima vengono incartati, come carne, pesce, gastronomia, panetteria) si aggiri complessivamente tra i 9 e i 10 miliardi di unità, per un consumo medio di ogni cittadino di 150 sacchi all'anno. Ipotizzando che il consumo rimanga su queste cifre, al momento - con i prezzi appena rilevati, spiega Assobioplastiche - la spesa massima annuale sarebbe attestata a 4,5 euro all'anno per consumatore, mentre quella per famiglia può toccare i 12,51 euro. 

La valutazione è stata effettuata sulla base dei dati Gfk-Eurisko presentati nel 2017: si calcola che le famiglie italiane effettuino in media 139 spese all'anno nella Grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l'utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro).

"3 CENTESIMI E' ILLEGALE" - Attenzione, però. In una scheda fatta circolare sui social del Partito Democratico si avverte però  una tariffa superiore ai 2 centesimi è da considerarsi 'illegale'. 

In ogni caso, secondo Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, le stime sono "confortanti", perché "testimoniano l'assenza di speculazioni o manovre ai danni del consumatore". Tanto più se si consedera che le buste biodegradabili e compostabili possono essere utilizzate "per la raccolta della frazione organica dei rifiuti, e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva". 

CODACONS: 50 EURO A FAMIGLIA - Ma per l'associazione consumatori Codacons i numeri sono altri. La nuova misura "determinerà un aggravio di spesa che potrà raggiungere i 50 euro annui a famiglia, laddove il costo degli shopper avrebbe dovuto essere interamente a carico dei supermercati e dell'industria". Si tratta di "un balzello inutile che non ha nulla a che vedere con l'ambiente e con la lotta al consumo di plastica", "una vera e propria tassa introdotta dal Governo che peserà in modo non indifferente sui consumatori, determinando nuovi aggravi a loro carico".