Un comma salva i boiardi di Stato

Riforma Madia, ai direttori "almeno il 30%" degli incarichi

Il ministro Marianna  Madia durante l'incontro con i sindacati sul pubblico impiego (Ansa)

Il ministro Marianna Madia durante l'incontro con i sindacati sul pubblico impiego (Ansa)

Roma, 27 agosto 2016 - La salvezza dei circa trecento grand commis dello Stato attualmente in carica è in un comma della riforma Madia. Come c’era da attendersi, vista la posta in gioco, gli attuali direttori generali e capi dipartimento, alla fine, l’hanno spuntata. A loro sarà riservato un numero di incarichi di vertice delle amministrazioni statali "in misura non inferiore al trenta percento". Il che, tradotto, vuol dire che si potrà arrivare al 100 percento. Basterà che il ministro pro tempore lo voglia: un elemento che rende ancora più stretta la dipendenza dalla politica dell’alta amministrazione. È saltata all’ultimo momento la cosiddetta "preferenza" nelle selezioni e dalla mente di qualche fine giurista è uscito un marchingegno che di fatto può condurre alla conservazione del potere per la maggior parte dei direttori generali in servizio. Basta scorrere l’articolo 6 del decreto (dalla bozza finale che abbiamo in anteprima). Innanzitutto, al comma 1, si legge: "Gli incarichi dirigenziali, in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono comunque fatti salvi fino alla loro naturale scadenza, con mantenimento del relativo trattamento economico". Dunque, i grand commis in carica restano tali fino a che non scade il loro contratto: il che potrà accadere anche di qui a qualche anno. 

 

 comma 2: "Nelle amministrazioni statali, fino a esaurimento della qualifica dirigenziale di prima fascia, gli incarichi di funzione dirigenziale di livello generale sono conferiti, in misura non inferiore al trenta percento del numero complessivo di posizioni dirigenziali di livello generale previste nell’amministrazione che conferisce l’incarico, ai dirigenti di prima fascia in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto presso detta amministrazione". Fino a quando non sarà andato in pensione l’ultimo dg in servizio, dunque, ai dirigenti in carica di prima fascia dovrà essere riservato almeno il 30 percento degli incarichi che varranno messi a bando. In realtà, quel "non inferiore" può facilmente diventare prossimo al 70, 80, 90 percento. In pratica sarà il ministro a decidere se riservare la selezione solo ai dirigenti attuali o se aprila a tutti. Ma la dipendenza sempre più stretta dalla politica riguarderà anche i dirigenti futuri, perché – come osserva Francesco Verbaro, professore alla Scuola superiore della Pa – "la dirigenza si ritroverà a essere sempre più precaria e accondiscendente verso la politica: basta pensare al rischio di perdere, senza incarico, <strong>il 50 percento della retribuzione</strong> qualora si dovesse finire in disponibilità".</p><div id="inlettura-1"></div> <p><script src="//e.issuu.com/embed.js" type="text/javascript">