Ragazzo sfregiato con l'acido. "Martina attratta dal sesso malato", perizia psichiatrica sulla studentessa

L’ex aggredito rinfacciava alla ragazza triangoli morbosi di Marinella Rossi

Nella foto distribuita dalla Polizia, Alexander Boettcher e Martina Levato (Ansa)

Nella foto distribuita dalla Polizia, Alexander Boettcher e Martina Levato (Ansa)

Milano, 7 gennaio 2015 -«Sono incinta. E vogliamo tenere il bambino». Vogliamo: lei, Martina Levato, lui, Alexander Boettcher. Quelli che, lattina d’acido e martello, hanno conquistato l’ultimo podio degli amanti diabolici. Lei, incinta di manco due mesi, e il futuro padre, il 28 dicembre uscivano per una spedizione punitiva al muriatico su un ex compagno di liceo di lei, Pietro Barbini, e col quale Martina aveva ritessuto una relazione ambivalente dalla quale Boettcher non era estraneo. È il 29 dicembre, Martina confida il suo stato, appena arrestata con Alexander per lesioni volontarie gravi su Pietro, al legale Paola Bonelli. La stessa che, su richiesta della ragazza, informerà della gravidanza chi davvero non sa: i genitori di lei. Mentre Alexander doveva ben saperlo, stando a «quel vogliamo tenere il bambino», a dispetto di quanto ora accredita: «ignaro» della gravidanza, «soggiogato» da Martina, «estraneo» ai fatti, nonostante il martello in mano in via Giulio Carcano e la testimone che lo vede inseguire Pietro.

Il processo, che parte in direttissima domani, non è ancora iniziato, ma le scelte dei due ragazzi diabolici già definite. Martina, che ieri ha lasciato l’infermeria di San Vittore per andare in cella, si assume ogni responsabilità (dopo aver già detto che non immaginava «di poter fare così male») e suggerisce un movente ai suoi legali (con Bonelli, l’avvocato Marziano Pontin). Molestata da Pietro? In realtà i due, dopo una ripresa di relazione, anche sessuale, nei primi mesi del 2014, non si sentivano da giugno, dopo una furiosa lite nella chat di Whatsapp, da cui emerge che la loro non era un’amicizia, che Pietro le rinfaccia deviate pratiche sessuali condivise con Boettcher, che potrebbe rivelare agli amici comuni, e anche che Boettcher stesso è quello che gliele ha raccontate. («Sei una mangiam...».

«Meglio mangiare m... con lui che stare con te». «Allora non hai problemi se lo dico in giro?»). Un putrido groviglio. Approfondirlo servirà a definire lo stato mentale della studentessa bocconiana, che nel frattempo ha denunciato uno stupro subito da altro uomo (30 giorni di prognosi in Mangiagalli) ma che dal presunto violentatore è stata denunciata per lesioni. Passo inevitabile, per i difensori, chiedere una perizia psichiatrica a cui condizionare il rito abbreviato. Intanto domani il giudice Lorella Trovato dovrà sciogliere un nodo: su quale reato processare la coppia, lesioni gravi o gravissime? Sette o 12 anni di pena massima? Giudice unico o tribunale? Dipende dalla vista e dalle cicatrici sul volto di Pietro che ha già subito tre interventi (occhio, palpebra e narice) e altri ne dovrà subire.

 

marinella.rossi@ilgiorno.net