Martedì 16 Aprile 2024

Potere social, Prodi lancia l'allarme: "Solo una rete europea può salvarci"

Tutto in mano a società americane e cinesi. "Così perdiamo sovranità"

Romano Prodi (Lapresse)

Romano Prodi (Lapresse)

Reggio Emilia, 27 marzo 2016 - PROFESSOR Prodi, Facebook rifiuta di ubbidire a un’ordinanza di un giudice di Reggio Emilia. Whatsapp in Brasile si scontra con i magistrati, Apple dice no all’Fbi negli Usa: queste società sono il nuovo contropotere mondiale?

"Sono il vero potere. È un problema che mi sono posto da anni. Dico sempre ai miei studenti che le nuove caravelle della globalizzazione sono queste reti. Chi possiede le grandi navi domina il mondo. Oggi, queste reti si comportano come dominatori del mondo: è un problema molto serio perché è in gioco la nostra libertà".

Non è solo un problema giuridico, quindi? "Sono preoccupato dell’evoluzione politica di questo sistema. Un giudice italiano impone di cancellare minacce e offese, e Facebook risponde ‘rejected ’... Questo va oltre il singolo caso, ma è un problema generale di sovranità. Siamo davanti a una cessione di sovranità di fatto, anche se non di diritto".

L’Italia è troppo debole? "Avrebbero dato la stessa risposta a un giudice francese o tedesco. Non è un fatto isolato. Ed è per questo che insisto sul ruolo dell’Unione europea. Se noi europei restiamo senza queste reti siamo finiti".

L’Unione dovrebbe favorire la nascita di social europei? "Non c’è dubbio. Le reti del mondo sono tutte americane o cinesi. I privati dovrebbero poter realizzare reti analoghe ma con una forza che coinvolga tutta l’Europa". 

Apple si rifiuta di svelare all’Fbi i messaggi di un terrorista contenuti in un iPhone. Non è un problema solo europeo, queste società sembrano più forti persino degli Stati Uniti. "È evidente. Però essendo o americane o cinesi, hanno un rapporto con il loro Stato di origine. In teoria dovrebbero obbedire alle nostre leggi, in pratica l’origine e la proprierà non sono indifferenti rispetto ai comportamenti. C’è in ballo il futuro dei nostri figli. Quello di Reggio è magari un piccolo episodio, ma appartiene a un grande problema. Detenere le leve dell’informazione è l’arma più forte a livello mondiale".

Un’arma incontrollata, visto che viene usata anche dai terroristi. Un territorio troppo libero? "Quando una rete diventa incontrollata ne approfittano tutti. Diventa anarchica. Nessuno vuole il controllo dei media sotto l’aspetto dei contenuti, il problema è che queste strutture sono fuori dalla nostra sovranità".

Che cosa si può fare a livello legislativo? "Dobbiamo arrivare a una legislazione di protezione che un singolo Paese può difficilmente ottenere. Una normativa del genere si può garantire solo a livello europeo".

Lei era presidente della Commissione quando Monti multò Microsoft per abuso di posizione dominante... "Era un momento in cui la Commissione aveva un’enorme forza e rappresentava tutti i Paesi".

Fu difficile? "Certo che fu difficile, ma potemmo affrontare la battaglia con una parità di forza, perché c’era un’Europa unita dietro la Commissione. Le strutture sovranazionali erano più forti. Oggi la forza è passata ai singoli Paesi e quindi c’è un’Europa meno forte, con maggiore difficoltà ad avere una linea comune. Guardi le grandi multinazionali che fissano la sede in Irlanda o in altri Paesi. Questi Paesi diventano i loro difensori. Se riescono a frammentare gli interessi europei diventano più forti".

Le società che gesticono i social hanno una penetrazione pervasiva nella vita privata. Perché nessuno ne parla? "È un problema molto importante. Se ne parla, ma i rapporti di forza sono squilibrati. Però il garante della concorrenza ha lavorato tanto su questa materia. Il problema è che con l’attuale disparità di forze, si perde".

Bisogna tornare indietro? "La libertà deve essere salvaguardata. Con regole però. Guai se parliamo di restringere la libertà. Il problema è che siamo giunti ad una perdita di sovranità, anche se non era non voluta".