Martedì 16 Aprile 2024

Caso Uva, la testimonianza dell'amico: "Ho sentito urlare e ho chiamato il 118, avevo paura"

Alberto Biggiogero, portato in caserma con l'amico poi morto all'ospedale in quella notte del giugno 2008, è stato ascoltato in aula nel processo contro sei poliziotti e due carabinieri

Alberto Biggiogero

Alberto Biggiogero

Varese, 28 novembre 2014 - «Ho sentito Giuseppe Uva urlare in caserma e ho chiamato il 118, avevo paura». Lo ha raccontato in aula Alberto Biggiogero, uno dei testimoni chiave nel processo sulla morte di Giuseppe Uva, l'artigiano deceduto in ospedale a Varese nel giugno 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri, a carico di sei poliziotti e due carabinieri imputati per omicidio preterintenzionale e altri reati.

Biggiogero la notte del 14 giugno 2008 venne fermato dai carabinieri mentre insieme all'amico Giuseppe Uva spostava alcune transenne per chiudere una strada. Entrambi erano ubriachi e furono portati in caserma. Nel corso della notte l'uomo, dopo aver sentito delle urla provenire dalla stanza dove si trovava Uva, chiamò il 118 dicendo: «Stanno massacrando un ragazzo». Un racconto che il testimone oggi ha confermato in aula, rispondendo per oltre sei ore alle domande del procuratore di Varese, Daniela Borgonovo, che rappresenta la pubblica accusa, e dei legali delle parti civili, i familiari di Uva. 

«Quando ci hanno fermati un carabiniere ha detto a Giuseppe: 'Uva proprio te cercavamo, questa te la facciamo pagare», ha riferito Biggiogero. «Poi ci hanno portati in caserma a Varese - ha proseguito - e ci hanno messo in due stanze separate». Secondo i familiari, Giuseppe Uva avrebbe subito violenze da parte di carabinieri e poliziotti, che invece hanno sempre affermato di aver agito correttamente. L'audizione di Biggiogero, già ascoltato come teste nel corso delle indagini, proseguirà nella prossima udienza, in programma il 12 dicembre