Mercoledì 24 Aprile 2024

Don a luci rosse, denuncia choc: "Ai festini anche altri religiosi"

Padova, particolari dalla donna dell'ex parroco indagato per favoreggiamento della prostituzione

Don Andrea Contin

Don Andrea Contin

Padova, 18 gennaio 2017 - Quella di San Lazzaro a Padova sembra una storia inventata dai mangiapreti, dai ‘Peppone’ pronti a inveire contro i sacerdoti che predicano bene ma razzolano male. E, invece, questa vicenda rischia di trasformarsi in una slavina perché le orge organizzate da don Andrea Contin, l’ex parroco indagato per violenza privata e favoreggiamento della prostituzione, potrebbero coinvolgere altri uomini in talare. A questo punto non sarebbe più il boccaccesco resoconto di un sacerdote narciso col pallino del sadomaso, ma la cronaca di un comportamento patologico che aprirebbe una ferita profonda nella chiesa veneta.

A gettare benzina sul fuoco divampante dello scandalo, esploso prima di Natale, è la stessa donna – cinquantenne divorziata con un figlio - che il 6 dicembre si era presentata dai carabinieri (seguita poi da altre due della dozzina di amanti di don Andrea) raccontando giochi erotici e perversioni nel boudoir della canonica: collari, catene per bondage, fruste, vibratori disposti in meticoloso ordine, dal più piccolo al più grande, stivali bianchi con tacco 12, una decina di chiavette Usb e dvd con i nomi dei Papi sulla copertina, ma contenenti i filmati degli incontri hard. Secondo il suo racconto, il seducente parroco di San Lazzaro - 48 anni, uno studio di avvocato messo da parte per seguire una tardiva chiamata del Signore e un passato da prete ‘on the road’ -, avrebbe coinvolto nei baccanali in sacrestia anche altri ‘colleghi’

Quanti? A sentire l’amante delusa, almeno altri due, partecipanti alle ammucchiate nei salottini profumati d’incenso della canonica. Nessuno di loro al momento è indagato, ma i carabinieri sono all’opera per chiarirne l’identikit, per interrogarli e definirne la posizione. Dalla chiesa padovana, al di là dell’imbarazzo e della sorpresa, trapela poco o nulla. Si attende il ritorno del vescovo, Claudio Cipolla, in visita alle missioni diocesane in Brasile ed Ecuador, ma non si avrà una posizione ufficiale della Curia prima di un paio di settimane. Il suo vicario, monsignor Paolo Doni, parla di «una tempesta nella tempesta – dichiara al Corriere Veneto -. Non solo non avevo mai avuto sentore di comportamenti come questi, ma non avevo mai messo in conto la presenza di altri sacerdoti nemmeno dopo l’apertura dell’inchiesta, per cui la notizia mi coglie totalmente impreparato».

D’altra parte il licenzioso comportamento di don Andrea e dei suoi ‘invitati’ alle serate a luci rosse in parrocchia, apre uno spaccato nuovo anche per le indagini visto che il pm Roberto Piccione deve muoversi nelle sabbie mobili dei Patti Lateranensi e dell’autonomia della Curia, evitando passi falsi. Il risultato, finora, è stato che i fascicoli richiesti al Tribunale Ecclesiastico, dove un anno era stata già sentita la donna che aveva dato la stura alle indagini, non sono ancora arrivati. 

Per il momento il magistrato ha incaricato l’ingegner Nicola Chemello di aprire il pc e i dvd di don Andrea. Novanta giorni per visionare e fare una relazione su una decina tra dvd e vecchie cassette vhs, un pc, chiavette Usb, un tablet, lo smartphone, un altro cellulare del sacerdote e i cinque telefonini della vittima.

Certo è che la maliziosa legge del contrappasso ha colpito ancora: don Andrea, infatti, era stato spedito a Padova Est nel 2005 perché il parroco precedente, Paolo Spoladore, detto ‘don Rock’ per le sue ambizioni canore, aveva avuto un figlio e, quindi, era stato spretato. Ma invece di rassicurare, come un buon pastore, le sue pecorelle, aveva costituito un piccolo harem a cui chiedeva sesso estremo - tanto che una è stata costretta a ricorrere al pronto soccorso -, e scambio con altri partner. Non solo: una donna del suo gineceo sarebbe stata ceduta in cambio di denaro, mentre un’altra sarebbe stata picchiata e minacciata col coltello. Verità, invenzioni? Si saprà con lo sviluppo delle indagini. 

Intanto del ‘Rocco Siffredi di San Lazzaro’, come è stato bollato sul web, si sono perse le tracce. Si dice che sia a Trento, nel convento della congregazione di Gesù Sacerdote, retto dai padri Venturini, la struttura specializzata nel recupero dei sacerdoti che hanno perso la ‘retta via’. «Sono distrutto, voglio restare solo. Dimenticatemi», le uniche frasi confidate.