Polizia, Gabrielli contro il pm Zucca: "Oltraggioso chi ci chiama torturatori"

Il capo della polizia contro il magistrato di Genova, che replica: "Stravolte le mie parole". La procura generale della Cassazione avvia accertamenti

Combo, il pm di Genova Enrico Zucca e il capo della polizia Franco Grabrielli

Combo, il pm di Genova Enrico Zucca e il capo della polizia Franco Grabrielli

Roma, 21 marzo 2018 - S'infiamma il caso del pm di Genova Enrico Zucca, che ieri a un dibattito sulla tutela degli italiani all'estero ha pronunciato parole di fuoco sul G8 di Genova, parlando degli 'ignoti torturatori' della caserma di Bolzaneto e del fatto che "chi li ha coperti adesso sono i vertici, o ai vertici, delle forze di Polizia". Una presa di posizione, fatta in relazione al caso Regeni, che ha portato il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ad avviare accertamenti preliminari sul sostituto procuratore Zucca, mentre per il vice presidente del Csm Giovanni Legnini quella di Zucca "è stata una dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata".

Ma la polemica esplode con le parole, durissime, di Franco Gabrielli, che parla di accuse infamanti e chiede rispetto nei confronti della polizia. Il capo della polizia commenta così le parole di Zucca: "Arditi parallelismi e infamanti accuse che qualificano soltanto chi li proferisce". Quasi immediata la replica del pm Zucca, che indagò sui terribili fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto: "Non vanno stravolti le parole e i messaggi", dice, aggiungendo: "Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati"

LE PAROLE DI GABRIELLI - Nel corso del suo intervento ad Agrigento in ricordo di Beppe Montana, il capo della Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985, Gabrielli ha ricordato che soprattutto chi ha compiti di responsabilità è chiamato a dare l'esempio e a essere credibile. "L'esempio ha una forza rivoluzionaria e dirompente  - ha dichiarato -  Questo deve essere un memento per ciascuno di noi, per chi ha responsabilità in nome di chi prima e meglio di noi ha saputo interpretare l'articolo 54 della Costituzione che invita i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche, a esercitarle con 'onore e disciplina'".

"L'onore e la disciplina - ha sottolineato il capo della polizia - di chi come Beppe Montana e i colleghi che abbiamo ricordato, i tantissimi troppi colleghi delle forze di polizia, magistrati, imprenditori, sindacalisti, rappresentanti delle pubbliche amministrazioni che anche e soprattutto in questa terra hanno pagato con la loro vita quel loro impegno, quella loro dedizione nel vivere con onore e disciplina il mandato che gli era stato affidato". Ecco perché, ha poi aggiunto Gabrielli, "mi risuonano ancora più oltraggiose le parole di chi non più tardi di ieri ha detto che ai vertici della polizia ci sono dei torturatori". "Noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno, noi sappiamo riconoscere i nostri errori. Noi, al contrario di altri, sappiamo pesare i comportamenti. Ma al contrario di altri - ha concluso tra gli applausi - ogni giorno i nostri uomini e le nostre donne, su tutto il territorio nazionale, garantiscono la serenità, la sicurezza e la tranquillità. E in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto, e gli arditi parallelismi e le infamanti accuse, qualificano soltanto chi li proferisce".

LA REPLICA DI ZUCCA - "I torturatori e chi ha coperto i torturatori sono sfumature diverse. Non vanno stravolte parole e messaggi", replica il sostituto procuratore generale di Genova, Enrico Zucca, commentando le polemiche suscitate dal suo intervento alla presenza dei genitori di Giulio Regeni. "La frase riportata è imprecisa, estrapolata da un contesto più' ampio. Parlo con la parola dei giudici, di più non so cosa fare - ha sottolineato Zucca - La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica e queste cose le ho dette e scritte anche in passato".

Il messaggio di ieri, sottolinea Zucca, è che "se non abbiamo gli strumenti adeguati, l'effetto deterrente non si ha e, quindi, si aprono le porte ad altri episodi. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell'esecuzione di una sentenza. Noi violiamo le convenzioni,  è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici", ha aggiunto riferendosi all'Egitto. Sui genitori di Giulio Regeni, il magistrato ha aggiunto "sono persone dignitose che stanno vivendo una tragedia. Passa sopra di loro una situazione internazionale che fa prevalere la ragion di Stato. Il diritto e le convenzioni sono superati dalla ragione di Stato e dai rapporti di forza". "Il mio messaggio di ieri era 'crediamo in primis noi ai principi, prima di pretendere che ci credano altri'".