Rigopiano, "resto per i morti". Il pm: la promozione può attendere

Pescara, Cristina Tedeschini nominata capo a Pesaro. "Ora no"

ll pm Cristina Tedeschini (Ansa)

ll pm Cristina Tedeschini (Ansa)

Pescara, 25 febbraio 2017 - CRISTINA TEDESCHINI, procuratore aggiunto di Pescara, a capo dell’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano, se dovesse dare retta al plenum del Csm sarebbe ora da tutt’altra parte.

«La mia sede di servizio è la procura di Pesaro, a 200 chilometri da qui. Sono stata nominata ormai quasi tre mesi fa procuratore della Repubblica di quella città che amo profondamente».

Come mai non assume l’incarico?

«Vorrei farlo con tutto il cuore ma non me la sento in questo momento di lasciare Pescara».

Nel senso che ha troppo lavoro?

«Sì, è così. Ci sono due motivi che mi impongono di rimanere qui: il primo è la sciagura di Rigopiano. Un’indagine complicata, per molti versi straziante che non è possibile né voglio scaricare su un sostituto procuratore, seppur bravo».

E l’altro motivo?

«Che il Csm e i suoi organismi non hanno ancora nominato il nuovo capo della procura di Pescara. È un posto vacante da tempo e io sono il procuratore aggiunto. Se andassi via anch’io non ci sarebbe una figura di responsabilità dell’ufficio a meno di una delega specifica». 

L’indagine sulla tragedia di Rigopiano con i 29 morti ha cambiato i suoi programmi e forse anche quelli del Csm?

«La sciagura dell’hotel ha cambiato i miei propositi. Almeno temporaneamente».

Che cosa significa?

«Conoscendomi, so che per carattere non potrei mai lasciare in questo momento l’indagine sulla tragedia».

Perché?

«È troppo grande il dolore e lo smarrimento degli orfani e dei parenti di quelle 29 persone morte sotto la slavina. Io i familiari li vedo, li incontro, ci parlo. So quanto sia forte il loro e il nostro desiderio di chiarezza su questa tragedia. Non posso abbandonare l’ufficio senza l’arrivo di aiuti e di un nuovo capo dell’ufficio».

L’indagine ha portato a dei primi risultati?

«Li aspettiamo o meglio li cerchiamo tutti i giorni i risultati. Ma è complicato pensare di dare una risposta o una soluzione ai tanti dubbi e ai perché di una tragedia come questa». 

Quindi potrebbe rimanere nella procura di Pescara ancora molti mesi? 

«Mi auguro che prima o poi riesca a prendere possesso del mio ufficio di destinazione. Per ora questo non avverrà. Anche perché il Csm finora non mi ha detto nulla sui tempi del trasferimento. E io non ho avuto, lo dico sinceramente, il tempo di interessarmi di questioni burocratiche per accelerare la mia partenza da Pescara. Non ho nemmeno cercato di avere quel tempo». 

Sentirebbe di fare qualcosa di sbagliato lasciando ora?

«Sì, io sono fatta così. Affronto i problemi e non lascio una vicenda come la tragedia di Rigopiano ad un solo collega». 

Ma lei sa quando nomineranno il nuovo procuratore di Pescara?

«No davvero. Nessuno mi ha contattata né io ho cercato il Csm. In altri momenti diciamo di normalità l’avrei sicuramente fatto ma l’indagine su Rigopiano esce dai canoni della routine. È davvero tutto molto difficile e lungo». 

A Pesaro intanto è bruciata accidentalmente una parte del palazzo di giustizia dove lei dovrebbe prendere servizio. 

«I lavori di ripristino so che stanno per essere ultimati. Sento ogni tanto i colleghi. Ma il mio ufficio rimarrà chiuso per un po’. Qui ho ancora molto da fare».