Ortopedico arrestato, il calvario dell'imprenditore: "Non muovo più la gamba"

Mauro Demonti accusa il primario. "Ho pensato al suicidio, gli auguro di provare le pene che ho passato io"

Norberto Confalonieri, il primario arrestato (Newpresse)

Norberto Confalonieri, il primario arrestato (Newpresse)

Milano, 24 marzo 2017 - "Oggi ho avuto la mia rivincita. Gli auguro solo le pene che ho provato io". È pacata la voce di Mauro Demonti, sessant’anni, un’impresa in Alta Valtellina. È l’ex paziente che un anno fa scoppiò a piangere al telefono col professor Norberto Confalonieri, che al Cto di Milano gli aveva impiantato una protesi al ginocchio su un osso "troppo fragile" per sua stessa ammissione: "Come se fosse di spugna", spiegava postumo il primario alla moglie di Demonti. "Lì ho rischiato", ammetteva al telefono in altre "intercettazioni autoaccusatorie" che hanno contribuito a mandarlo ai domiciliari per corruzione e turbativa, mentre s’indaga su 62 cartelle cliniche ipotizzando danni a pazienti. Quando Demonti gli diceva "mi suicido, ho fatto 35 mila euro di debiti" per curare la protesi infettata in una clinica privata di Milano "senza aspettare nove mesi", il chirurgo che al Cto impiantava più protesi di tutti – e l’80% erano della Johnson&Johnson o della B. Braun che gli pagavano viaggi e consulenze – rideva: "Ma io l’ho trattata gratis!".

Com’è andata signor Demonti?

"Avevo un ginocchio rigido, andai da lui a pagamento, nel suo studio a Seregno. Guardò le lastre, mi disse: ‘La metto in lista d’attesa, in 4-5 giorni va a casa. Di questi interventi ne ho fatti a centinaia’. Mi operò dopo un paio di mesi, con la mutua, il 3 settembre 2015. Dopo una settimana si è formata una fistola, sono andato al pronto soccorso di Sondalo: la protesi si era infettata".

E Confalonieri?

"L’ho chiamato, mi ha fatto tornare al Cto, mi ha rioperato per pulire il ginocchio. Ma il problema non si è risolto, anzi è partito il calvario. A Sondalo mi hanno spiegato che l’osteomielite non è una passeggiata, mi hanno indicato tre medici in Italia, ho scelto il più vicino: mi ha tolto la protesi, ha pulito femore e tibia col flessibile perché l’infezione si era estesa. Ho passato 5 mesi e mezzo a letto, sotto antibiotici, antidolorifici, antinfiammatori. Non riuscivo a deglutire, né cibo né acqua, ho perso 21 chili. Ho avuto un esaurimento, se non m’avesse fermato mia moglie mi sarei buttato dalla finestra. Alla fine l’altro professore mi ha messo un tubo lungo tutta la gamba: è rimasta rigida, non la piego più. E Confalonieri sa che ha detto? ‘Ma lo sapevamo, il ginocchio non era idoneo per sopportare una protesi’. E allora perché me l’ha messa?". 

A un certo punto le ha pure detto che lei ‘la voleva a tutti i costi’.

"Non è vero assolutamente. Ho i testimoni, un mio amico che mi aveva accompagnato alla visita: Confalonieri disse che era sicuro al 100 per cento dell’ottima riuscita dell’intervento".

Poi l’ha denunciato?

"Avevo rinunciato, perché non credevo di spuntarla con un chirurgo famoso e tra spese mediche, mesi a letto e trasferte ho già speso almeno 50 mila euro. Ma adesso testimonierò al processo e gli chiederò il risarcimento dei danni. È un personaggio con pochi scrupoli, sono contento che l’abbiano arrestato. Fosse per me, butterei la chiave".