Mercoledì 24 Aprile 2024

Orfani rumeni addestrati per rapinare. Raid in gioielleria, presi i guerriglieri

Accademia criminale in Transilvania, colpi da Firenze a Milano

I rapinatori in azione

I rapinatori in azione

Firenze, 27 settembre 2016 - RAID militari, coordinati e con tempi scanditi. Colpi milionari in fotocopia, realizzati da un commando di uomini incappucciati e armati di mazze per devastare le teche delle gioiellerie più belle del mondo e fare incetta di monili e orologi extralusso: nel centro di Parigi, ad Anversa, Monaco di Baviera, Londra. E due volte a Milano, da Frank Muller in via della Spiga, e da Fani, rivendita Rolex nel salotto fiorentino di via Tornabuoni.  Tecnicamente sono rapinatori, ma loro stessi si definiscono soldati. Dietro a ogni operazione ci sono anni e anni di addestramento in un’accademia criminale della Romania. Regole ferree, preparazione fisica, disciplina morale e giuramento di fedeltà: l’ingresso in accademia era bandito per «lavoratori occasionali, paurosi, barboni, tossicodipendenti, alcolizzati, giocatori d’azzardo, pedofili», ma le nuove reclute venivano pescate anche negli orfanotrofi. Non a caso, del commando fanno parte anche ventenni, che pensavano di poter svoltare nella vita grazie all’istruzione ricevuta da adolescenti. È stata un’indagine complessa, quella della squadra mobile della questura di Firenze, culminata in otto misure di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti, tutti rumeni, ritenuti i responsabili di una rapina avvenuta in riva l’Arno l’antiviglia di Natale del 2013 e, alcuni, anche dei colpi di Milano e di altri in mezza Europa.   MA l’aspetto che più ha stupito anche gli inquirenti è proprio questa struttura paramilitare. Circa trecento, secondo la ricostruzione degli investigatori, i soggetti «formati» dalla scuola del crimine nata nei boschi della Transilvania. Oltre alle regole morali, che ogni appartenente all’accademia firmava, l’addestramento consisteva anche in fornire indicazioni operative puntualmente riscontrate nei blitz del commando. Ad esempio, prima di entrare in azione a Firenze, i rumeni dell’Accademia non presero alloggio in albergo – per non lasciare traccia del loro passaggio – ma, seguendo alla lettera le loro regole, si accamparono sotto un viadotto. Dopo il colpo, durante il quale il più alto in grado urlava ai commilitoni di fare in fretta perché stava «scadendo il tempo», si liberarono per strada di asce e bastoni e dei vestiti con cui si erano coperti i volti. Ma nonostante la formazione, non tutto è filato liscio. Su quei vestiti la polizia ha scovato tracce di dna che, unite ai minuziosi incroci con i passaggi di tre macchine sospette che pochi giorni prima erano state controllate dalla polizia di frontiera in uscita dalla Romania, ha permesso di risalire a loro.    COMUNQUE, l’accademia ha previsto un regolamento anche in caso di arresto: «Saper rispondere agli investigatori, nessuna collaborazione. Brevi dichiarazioni, non ti contraddire. Loro sono più numerosi, ma non necessariamente migliori. E coi giudici mostrarsi pentiti».