Giovedì 25 Aprile 2024

Delitto di Vasto, caccia al complice. "L'omicida di tua moglie è al bar"

Al setaccio i tabulati. Il prete ai funerali dell'investitore: "Basta odio"

L'incrocio dell'incidente con la foto di Roberta Smargiassi (Lapresse)

L'incrocio dell'incidente con la foto di Roberta Smargiassi (Lapresse)

Vasto (Chieti), 5 febbraio 2017 - «ORA basta, fermate l’odio». Il grido di don Antonio Totaro, parroco di Santa Maria del Sabato Santo, arriva come una scossa ai tanti che assistono al funerale del ventunenne Italo D’Elisa. «Si fermi questa ondata di odio, basta con la violenza. Due vite completamente spezzate. Ha perso la città, noi abbiamo perso. Nei mesi scorsi se ne sono dette tante, ne ho visto tante e ne ho ascoltate tante. Ora, dopo queste morti, si rasserenino gli animi».  Guarda oltre le prime file e riconosce Michele Smargiassi, impietrito dall’emozione. «È qui presente il fratello di Roberta – dice il prete –. Queste morti riportino nella nostra comunità un po’ di serenità. Basta con i social media. Dobbiamo tornare a parlare tra di noi».

image   È UN GIORNO strano per Vasto, pieno di tensione e commozione. Da una parte, l’estremo saluto al giovane freddato mercoledì da tre colpi di pistola esplosi davanti a un bar della cittadina abruzzese da Fabio Di Lello, 34 anni, allenatore di calcio, panettiere e soprattutto vedovo di Roberta, investita da D’Elisa nel luglio scorso. D’altra, a due chilometri di distanza, nel carcere di Torre Sinello, l’interrogatorio di garanzia al suo assassino. Di Lello resta muto, si avvale della facoltà di non rispondere al gip Caterina Sallusti, mentre il pm Gabriella De Lucia gli notifica il capo di imputazione: omicidio volontario premeditato. Il faccia a faccia dura pochi drammatici minuti. «Non era in condizioni psicologiche, piange e si dispera», spiegano i suoi legali, Pierpaolo Androni e Giovanni Cerella. «In questo momento non ha la lucidità necessaria. Nei prossimi giorni, appena sarà in condizioni, presenteremo un’istanza per farlo ascoltare».

IL FRONTE delle indagini si arricchisce di due elementi chiave. Il primo riguarda il coinvolgimento di un complice nell’omicidio. Il secondo attiene alla premeditazione. Sul primo punto si terrà domani mattina in procura a Vasto l’incidente probatorio, richiesto dal sostituto De Lucia, per verificare le telefonate fatte e ricevute dal cellulare e per documentare il traffico e i contenuti del computer di Di Lello. In particolare si vuol scoprire se qualcuno abbia avvertito telefonicamente mercoledì pomeriggio Di Lello mentre era sul campo di calcio ad allenare i pulcini del Cupello, informandolo della presenza di D’Elisa davanti al ‘Drink Water Cafè’.  «IN PRATICA – dice Pompeo Del Re, avvocato della famiglia del giovane assassinato – vogliamo sapere se c’è stato un complice che ha segnalato gli spostamenti del povero Italo». Chi era al campo avrebbe visto Fabio rispondere al telefono e poi lasciare il terreno di gioco in tutta fretta, diretto a via Perth. Venti minuti dopo gli spari.    IL SECONDO aspetto, quello della premeditazione, si avvale di tre certezze. Anzitutto la decisione di Fabio di donare il primo dicembre i suoi beni e la sua casa ai genitori. «In genere avviene il contrario», dicono in procura. Poi l’acquisto della pistola avvenuto un mese dopo la morte della moglie Roberta Smargiassi e tenuta costantemente in auto, pronta per l’uso. Infine i continui post su Facebook in cui manifestava la sua sfiducia nella giustizia e palesava un chiaro desiderio di vendetta. Tre punti che potrebbero giustificare l’aggravante della premeditazione, facendogli rischiare l’ergastolo.

MENTRE magistrati e avvocati lasciano il carcere di Vasto, nel cielo si alzano centinaia di palloncini bianchi liberati per salutare Italo. La bara candida va verso Furci, il paese della mamma, dove è seppellita la nonna a cui il giovane era molto affezionato. Sul feretro, per l’ultimo viaggio, il giubbotto della protezione civile di Val Trigno di San Salvo, di cui era molto orgoglioso, e i fiori inviati dalla famiglia Di Lello, quella del suo assassino.