Omicidio Ravenna, l'sms che inguaia Cagnoni

"Una tragedia, annulla gli impegni". Il giudice conferma il carcere per l’omicidio della moglie Il medico aveva ceduto beni per oltre un milione

Giulia Ballestri e Matteo Cagnoni: la coppia ha tre figli piccoli

Giulia Ballestri e Matteo Cagnoni: la coppia ha tre figli piccoli

Ravenna, 1 ottobre 2016 - "Ciao Giorgia. Per favore annulla tutti gli appuntamenti di domani. È successa una tragedia". Sono esattamente le 0.43 della notte tra il 18 e il 19 settembre e la polizia da circa un quarto d’ora ha scoperto il cadavere di sua moglie, la 39enne Giulia Ballestri, nella legnaia di una loro villetta, da tempo disabitata, nel centro di Ravenna. Il dermatologo 51enne Matteo Cagnoni, che in quel momento si trova a Firenze a casa del padre con i tre figli, manda un messaggio via WhatsApp alla sua segretaria la quale all’indomani provvederà a mostrarlo agli inquirenti. Cagnoni sa già dunque che è accaduta "una tragedia". Eppure quando gli agenti pochi istanti dopo arrivano al suo appartamento, fugge da una finestra al piano terra invece che chiedere informazioni sull’accaduto. Un comportamento davvero strano per il gip ravennate Piervittorio Farinella che con apposita ordinanza notificata ieri, così come aveva fatto il collega di Firenze, ha applicato a Cagnoni il carcere, "unica misura adeguata".

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Il Gip del resto proprio non crede ai racconti del sospettato. E, "fatta salva la necessità di ulteriori approfondimenti su orario e modalità con cui avrebbe appreso del ritrovamento del cadavere", bolla come "chiaramente inattendibile" la ragione "addotta a spiegazione della fuga" Cioè "l’essersi spaventato". Perché chiunque, dopo avere saputo della "tragica morte della moglie, sarebbe letteralmente corso incontro agli agenti per avere chiarimenti". E invece Cagnoni non solo è stato evasivo quando da Ravenna un sostituto commissario lo aveva convocato dopo la denuncia di scomparsa della moglie fatta dal fratello di lei, ma ha ignorato sia le chiamate di un ispettore sia quelle dei familiari della donna. Un comportamento nel suo complesso tale "da destare forti perplessità".

Il Gip spazza anche i dubbi circa eventuali sospetti sul nuovo compagno di lei: "Ha chiaramente indicato in quali luoghi si incontravano", e non c’era quella villetta. E mette a nudo pure l’eventuale movente: il discredito, o "lo sputtanamento" del quale hanno parlato diversi testimoni; la paura che nella Ravenna bene «una separazione causata almeno in parte da un adulterio avrebbe apportato alla reputazione" del 51enne, "professionista ben noto e all’apparenza sposo e padre felice".

Per il giudice, che Cagnoni potesse avere tradotto in "atti violenti questo risentimento", è dimostrato "dall’aggressione dell’8 agosto" scorso al nuovo compagno della moglie incontrato per strada. E così "non è inverosimile che abbia riservato anche a lei un trattamento dello stesso tipo, anche se enormemente più grave per accanimento e brutalità". Secondo il Gip c’è margine pure per contestare la violenza sessuale visto che lei è stata trovata seminuda.

Sulla via del carcere per Cagnoni c’è infine pure il pericolo di inquinamento delle prove: si è avvalso "dell’aiuto dei famigliari" ma soprattutto potrebbe avere tentato di distruggerle, "forse riuscendovi". Vedi il paio di scarpe messe sul termosifone ad asciugare: "Ci si può chiedere perché l’indagato abbia sentito la necessità di lavarle anche nelle suole visto che aveva percorso solo strade urbane".

L’ultimo dubbio da ricomporre nei racconti del sospettato arriva da lui stesso. Perché Cagnoni ha detto che "il mio avvocato divorzista aveva stipulato un piano sicuramente a favore di mia moglie". Eppure è emerso che si era disfatto dei beni, tra cui un immobile e fondi per un milione e 200 mila euro, cedendoli per quote modeste o tramite donazioni ad alcuni familiari stretti.