Olindo in cella: "Io e Rosa innocenti"

Undici anni fa la strage di Erba, i coniugi condannati all’ergastolo: "Ci vediamo tre volte al mese. Confessammo, ma fu un errore".

 Olindo Romano e Rosa Bazzi

Olindo Romano e Rosa Bazzi

Erba (Como), 12 febbraio 2017 - SIGNOR Olindo Romano, come ricorda la sera dell’11 dicembre 2006, la sera della strage di Erba? 

«Ricordo un gran numero di pompieri, carabinieri, all’interno e fuori della corte, la sera, dopo essere stati a Como (Romano e la moglie Rosa Bazzi, ndr). Tutti eravamo frastornati per quello che stava succedendo e per quello che poi a mano a mano veniva riferito. Ricordo che quella sera, successivamente, i pompieri ci hanno autorizzati a fare ritorno nella nostra casa. Mai avrei immaginato di essere etichettato come l’autore della strage». 

Tutti non smettono di chiedersi perché con sua moglie, dopo avere confessato, avete ritrattato.

«Dopo la nostra confessione, fatta perché non volevamo separarci l’uno dall’altra e perché non ci avevano prospettato alcuna speranza se non quella di scegliere il male minore proprio con la confessione, abbiamo deciso di ritrattare la confessione e di affermare la nostra innocenza. Per il semplice fatto che noi con la strage non c’entriamo niente».

Secondo l’accusa, prima, e le sentenze poi, la strage fu l’epilogo di una lunga serie di liti condominiali. Di lì a qualche giorno ci sarebbe stata anche una udienza.

«E infatti all’udienza davanti al giudice di pace sono andato ed ero tranquillissimo, come possono ricordarsi tutti i presenti».

I suoi difensori stanno lavorando per la revisione del processo. Ci spera? 

«Certo che spero nella revisione del processo».

Cosa pensa che sia stato trascurato nelle indagini?

«Penso che non siano state approfondite, in alcuni casi proprio non effettuate, le analisi delle prove scientifiche. Le prove scientifiche negli atti smentiscono la nostra confessione».

E il suo riconoscimento da parte di Mario Frigerio, l’unico sopravvissuto al massacro?

«Per quanto riguarda la testimonianza del signor Frigerio, mi ricordo che quando ci hanno interrogato i pubblici ministeri ci hanno detto che il signor Frigerio mi aveva riconosciuto da subito, senza ombra di dubbio. Poi si è scoperto, semplicemente leggendo gli atti, che il signor Frigerio aveva indicato una persona ‘olivastra’ e ‘non del posto’. Non sono l’unico a definire questa testimonianza alquanto contraddittoria. Senza considerare il famoso colloquio che il signor Frigerio ha avuto con un rappresentate delle forze dell’ordine».

Come vive oggi? Come trascorre le sue giornate? 

«Le trascorro cercando di rimanere sereno. L’amministrazione penitenziaria mi dà la possibilità di svolgere all’interno del carcere dei lavori che cerco di fare al meglio».

Quante volte al mese vede sua moglie? Come sono i vostri colloqui? 

«Continuo a vedere Rosa tre volte al mese e i nostri colloqui continuano a essere sereni».

Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, si è schierato già da tempo in vostra difesa. Questo l’ha stupita? Le ha fatto piacere? Cosa pensa che l’abbia convinto a cambiare radicalmente opinione su di voi? 

«Mi ha fatto piacere senz’altro che Azouz abbia capito che non siamo noi gli autori della strage. Penso che abbia maturato il suo convincimento non perché siamo grandi amici, non lo eravamo di certo, ma perché avrà letto anche lui le carte processuali. Si è fatto dunque una idea diversa ripetto a quello che è un semplice luogo comune. Come tutte le cose, prima di pronunciarsi occorre verificare e approfondire un minimo».

Riesce a vedere un futuro davanti a sé?

«Penso che bisogna sempre andare avanti, anche nelle avversità e fare in modo che il futuro sia migliore».

Signor Romano, sospetta di qualcuno? 

«Più che scervellarmi su possibili sospettati, confido nei miei legali e consulenti e nella giustizia. Prima o poi si accerti che io e Rosa non abbiamo a che fare con questa strage».