Saronno, morti sospette in ospedale. Intercettazioni choc

Il delirio dell'infermiera al telefono con Leonardo Cazzaniga: "Se vuoi uccido anche i miei figli". Coinvolto il bambino di 11 anni: "Mamma, facciamo fuori la nonna" LE INDAGINI / Possibili altri casi

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga (Ansa)

Saronno, 30 novembre 2016 (Varese) - «Se tu vuo uccido anche i bambini». «No, i bambini, no». È una delle prime telefonate intercettate fra Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni. I carabinieri all’ascolto sobbalzano. L’uomo è nel pieno del suo delirio di onnipotenza, lei arriva a offrirgli in sacrificio i suoi due bambini, che chiama l’Angelo blu e l’Angelo rosso. Il medico la dissuade.

È morto il marito della infermiera. Fra i familiari nascono contrasti sulla gestione del patrimonio. I parenti vorrebbero vendere una delle due case nell’azienda agricola di Lomazzo, quella dove la Taroni vive con i due figli. La donna parla col figlio undicenne, pare volerlo associare ai suoi propositi. «Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali», dice il ragazzo. Si parla di «fare fuori» la nonna Maria. «Tua nonna – replica la Taroni – non è possibile. A tua nonna e a tua zia non è semplice... A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia... gli tiri l’olio dei freni ... Poi c’è tua zia Gabriella ... Non sei abbastanza grande per poter ... Non sei abbastanza grande».

Sembra uno scambio di opinioni su progetti violenti. «E poi – aggiunge Laura Taroni, sempre rivolgendosi al figlio – cosa avresti fatto? Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana ... non abbiamo più neanche i malati (un riferimento all’azienda agricola, ndr) ».

All’ospedale di Saronno il «metodo Cazzaniga» era conosciuto. Era conosciuta la personalità di un uomo che si considerava un dio spietato, nel diritto di mantenere in vita come di dare la morte ai pazienti.

Fa mettere a verbale una operatrice socio-sanitaria: «Si tratterebbe della volontà di Cazzaniga Leonardo di cagionare la morte di pazienti anziani o oncologici che nella sua visione non meritano di essere curati, perché destinati a morire in breve tempo. Cazzaniga non fa mistero delle sue idee su questi pazienti tanto che l’ho sentito più volte dire: ‘Io sono Dio’ oppure ‘Io sono l’angelo della morte’». «Non mi risulta – dice un infermiere – che per nessuno dei casi sospetti vi sia stata la richiesta dei pazienti a Cazzaniga di porre fine alla loro vita, ma che sia sempre stata una scelta deliberata». «Non è – dichiara un collega che si è rifiutato di collaborare con l’aiuto anestesista – un protocollo aziendale, ma consisterebbe nella somministrazione di sedativi e anestetici, singolarmente o in associazione, decisa da Cazzaniga per provocare la morte dei pazienti che lui ritiene avere una bassa aspettativa di vita... Ho personalmente sentito Cazzaniga definirsi in questo modo: ‘Faccio (e a volte sono) l’angelo della morte’ o anche ‘Adesso faccio il mio protocollo’». «Ricordo – racconta una infermiera – che alcune volte ho sentito Cazzaniga dire al personale 118 che telefonava per preannunciare l’arrivo di paziente in codice giallo o in codice rosso: ‘Va bene, inviatelo e io applicherò il mio protocollo’».

Sicuro di sé. Come un dio. Leonardo Cazzaniga rassicura la sua compagna sull’esito dell’inchiesta che li riguarda. È il pomeriggio del 20 luglio 2015. Dice il medico: «Ma no, ma capisci non ... non ci sono elementi, capisci? Non ci sono proprio elementi». E ride.