Giovedì 18 Aprile 2024

L'ex revisore Milone accusa il Vaticano. La replica: "Indagava illegalmente"

L'ex revisore dei conti punta il dito contro la Santa Sede: "Costretto a dimettermi, minacciavano di arrestarmi". La sala stampa vaticana: "Incrinato rapporto di fiducia"

Una veduta aerea della Città del Vaticano (ImagoE)

Una veduta aerea della Città del Vaticano (ImagoE)

Roma, 24 settembre 2017 - Nuvole nere e ombre tornano ad allungarsi sul Vaticano. A rievocare trame di palazzo è stato questa volta Libero Milone, ex primo Revisore generale dei conti, che ha raccontato di essere stato costretto a lasciare il suo incarico. "Non mi sono dimesso volontariamente. Sono stato minacciato di arresto. Il capo della Gendarmeria mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera che avevano già pronta", rivela in un'intervista concessa al Corriere della Sera e a Wall Street Journal, agenzia Reuters e Sky Tg24. 

"Parlo solo ora perché volevo vedere cosa sarebbe successo dopo le mie dimissioni del 19 giugno", premette prima di ripercorrere i momenti clou della sua vicenda. "Scoprii che indagavano da oltre 7 mesi su di me. Hanno sequestrato documenti ufficiali protocollati e coperti dal segreto di Stato. Non potevo fare niente. Ero intimidito", dice spiegando i motivi del suo addio.

"In questi tre mesi dal Vaticano sono filtrate notizie offensive per la mia reputazione e la mia professionalità - continua Milone -. Non potevo più permettere che un piccolo gruppo di potere esponesse la mia persona per i suoi loschi giochi. Mi spiace molto per il Papa. Con lui ho avuto un rapporto splendido, indescrivibile, ma nell'ultimo anno e mezzo mi hanno impedito di vederlo. Evidentemente non volevano che gli riferissi alcune cose che avevo visto. Volevo fare del bene alla Chiesa, riformarla come mi era stato chiesto. Non me l'hanno consentito". 

Accusa forti a cui risponde a tono la sala stampa vaticana, che parla di "sorpresa" e "rammarico" per queste dichiarazioni. "Risulta purtroppo che l'Ufficio diretto dal Dott. Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede - si legge in una nota -. Questo, oltre a costituire un reato, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel Dott. Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni". La nota "assicura, infine, che le indagini sono state condotte con ogni scrupolo e nel rispetto della persona".

Dallo scorso 19 giugno il ruolo del revisore generale è scoperto, come pure quello di prefetto della Segretria dell'economia, dopo la partenza per l'Australia del cardinale George Pell che deve difendersi in tribunale per accuse di pedofilia su fatti di 40 anni fa. 

Milone è stato il primo a occupare questo ruolo che in precedenza era affidato alla Prefettura degli Affari Economici, i cui vertici sono stati travolti dalla cosiddetta vicenda 'Vaatileaks due' che ha portato a una condanna penale dell'allora segretario monsignor Vallejo Balda (e della pr Francesca Immacolata Chaouqui).