Mercoledì 24 Aprile 2024

Milena Miconi: «Milano è la mia vita: città delle scelte importanti per carriera e famiglia»

“Milano è una delle tappe di prestigio della mia vita”. Lo racconta l’attrice Milena Miconi. “In questa città c’è una parte del mio cuore perché è stata di buon auspicio per la nascita della mie figlie” di Massimiliano Chiavarone

Milena Miconi

Milena Miconi

Milano, 4 gennaio 2014 - “Milano è una delle tappe di prestigio della mia vita”. Lo racconta l’attrice Milena Miconi. “In questa città c’è una parte del mio cuore perché è stata di buon auspicio per la nascita della mie figlie”.

Ha trovato anche sostegno per la sua carriera? "Sì, arrivo a Milano a circa 20 anni, per alcune sfilate. Poi questa città diventa il mio portafortuna il 27 ottobre 2001 quando debuttai nel musical 'E mi ritorni in mente' di Renato Giordano con Jerry Calà. Eravamo al Teatro Smeraldo. A Milano ci restammo circa un mese e poi cominciammo la tournée in tutta Italia. Ero anche incinta di circa tre mesi della mia prima figlia, Sofia. Insomma la permanenza in questa città ha coinciso con le mie decisioni importanti e i miei cambiamenti come donna".

Che vuol dire? "Per esempio la gestazione della mia prima gravidanza che è avvenuta durante un debutto teatrale impegnativo. Ebbene il risultato è andato oltre la più rosea delle aspettative perché Sofia è nata sana e bella e proprio dopo quella prima milanese ho avuto la netta sensazione che lo spettacolo e il teatro fossero la mia strada senza più ripensamenti".

E com’è stato quell’autunno del 2001 a Milano? "Meraviglioso. Neanche un piccolo fastidio. Era circondata dall’affetto di tutti. Con me c’era Mauro Graiani, mio marito e poi Jerry che la sera, dopo lo spettacolo, ci portava in discoteca. Anzi seguendo la mia gravidanza, in Jerry si fece avanti l’idea che avrebbe voluto diventare padre, come poi è successo. E poi a Milano ci ho vissuto per un periodo anche più lungo, quindi posso parlare da “milanese acquisita”".

Quando è accaduto? "Nel 2007 per girare la fiction “Terapia d’urgenza” in onda su Rai 2. Interpretavo una dottoressa che lavorava in un Pronto Soccorso. Non potevo fare la pendolare per cui mi dovevo cercare una sistemazione non lontana dagli studi di via Mecenate ma adatta anche a una bimba. Infatti allora Sofia aveva cinque anni e mezzo. La soluzione la trovai a San Felice, vicino Segrate. Ma in realtà ad attrarmi fu l’Idroscalo".

E’ la parte della città che preferisce? "Sì, me ne sono innamorata subito. E’ come avere un’isola vicina a una metropoli. L’Idroscalo, per me, è il simbolo dell’ingegno dei milanesi che mira a migliorare le periferie, non lascia nulla al caso. A Milano c’è molta cura per i dettagli. E’ questa l’immagine della città che ho ricavato dopo aver visto per la prima volta l’Idroscalo. Qui c’è equilibrio tra le zone private e quelle pubbliche. Gli spazi aperti a tutti mantengono sempre un buon livello di presentabilità, sono pensati per far stare bene i cittadini".

Torniamo a quell’anno vissuto all’Idroscalo… "Ha ragione, in pratica eravamo sempre lì. Sofia ha frequentato qui l’ultimo anno di scuola materna. E ogni volta che potevo la portavo all’Idroscalo. Ricordo intere domeniche trascorse in qualche ristorante carino del posto dove facevamo il brunch e poi giravamo in bicicletta. Con noi c’era anche Mauro che ci raggiungeva spesso. D’estate poi è stupefacente la trasformazione dell’Idroscalo in spiaggia, con tante attrezzature e spazi per i bagnanti e per chi vuole ballare o praticare diversi sport. A me andava bene così, andare al mare sarebbe stato molto più complicato".

Viene spesso a Milano? "Tutte le volte che posso. Ormai la conosco molto bene. Girarla a piedi è comodissimo grazie alla rete di mezzi pubblici. Riesci ad andare ovunque in meno tempo, rispetto, per esempio, a Roma. In realtà qui vengo per lavoro, ma è un po’ come se fossi in vacanza. Un’altra cosa divertente che Milano ha lanciato è stata l’apericena. Per me è un’occasione per stare con le mie amiche milanesi, come le madri di alcune compagne di scuola di Sofia, con cui sono rimasta in contatto".

Milano, diceva, è stata di buon auspicio per le sue figlie? "Sì, perché nell’autunno del 2008, alla fine di quell’anno di lavoro a Milano, sono rimasta incinta della mia seconda figlia Agnese. Ecco che questa città era presente in un altro dei momenti più importanti della mia vita. Milano, in realtà mi ha aiutata a conoscermi meglio. E’ uno di quei posti che mi ha fatto razionalizzare il senso di colpa che mi assaliva ogni volta che ero lontana da casa. Ho capito che la lontananza mi aiuta a crescere nel lavoro e a tornare a casa con più energie da restituire alla mia famiglia". 

[email protected]