La meningite uccide un ristoratore Prato, migliora la ragazza vaccinata

Il primario toscano: decisiva la prevenzione. Il caso letale a Frosinone

Meningite (foto di repertorio Ansa)

Meningite (foto di repertorio Ansa)

Prato, 3 gennaio 2017-  LA morsa della meningite non allenta la presa in tutta la Penisola. A Prato, in Toscana, una ragazza di 20 anni, ricoverata nella Terapia intensiva dell’ospedale Santo Stefano la sera dell’ultimo dell’anno per meningite di tipo C, è migliorata nel giro di 36 ore. «Che ci faccio qui», ha chiesto la giovane estetista ieri mattina quando si è svegliata nel suo letto e ha parlato con i medici e con i familiari. La ragazza si era vaccinata a settembre. «Il vaccino è sicuramente un’arma efficace anche per quelle persone che non hanno una piena risposta di immunità contro la malattia. Il vaccino resta l’unica soluzione. Ed il sensibile miglioramento della paziente e la risposta positiva alle terapie è dovuto alla tempestività e appropriatezza dell’intervento dei sanitari ed al fatto che si fosse vaccinata», spiega Guglielmo Consales, direttore della Terapia intensiva dell’ospedale Santo Stefano di Prato.   SOLO negli ultimi due giorni, sempre in Toscana, si sono verificati altri casi che hanno interessato due persone affette da meningite di tipo B, un uomo di 83 anni di Venturina ed un altro di 55 anni di Impruneta, entrambi ricoverati in ospedale. Per tutti e due le condizioni sono stazionarie. Invece, ieri è morto di meningite da pneumococco, una forma non contagiosa, un cinquantenne originario di Alatri, in provincia di Frosinone, che era arrivato in condizioni gravissime il 31 gennaio scorso al policlinico Umberto I di Roma. Per lui non c’è stato niente da fare. Ristoratore molto stimato, sui social sono arrivate decine di messaggi per ricordarlo, in particolare sulla sua pagina Facebook.    IN LIGURIA, un uomo di 67 anni di origini indiane e residente a Genova è ricoverato per una meningite batterica da pneumococco: è il secondo caso in Liguria. Il primo caso si era verificato a Chiavari in una donna peruviana, ora in gravi condizioni al San Martino di Genova e affetta da meningite da meningococco di tipo B.  Per Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) non si tratta di una escalation e «non c’è una situazione di allarme», ricordando come ogni anno si registrino circa mille casi di meningite e ribadendo l’importanza della vaccinazione come unica arma per prevenire o attenuare le conseguenze della malattia.  Intanto la giovane pratese non è più in isolamento, anche se la prognosi resta riservata. La ventenne è stata sottoposta a tutti i trattamenti intensivi adeguati per le sepsi da meningococco, dalla terapia antibiotica ad una tecnica di depurazione ematica degli elementi infiammatori. «Nell’ultimo anno e mezzo a Prato ci sono stati 6 casi di meningite C, due dei quali mortali – ricorda il dottor Consales –. Tre persone erano vaccinate e hanno superato l’infezione batterica attenuata proprio dal vaccino e senza riportare conseguenze».