Giovedì 18 Aprile 2024

Mauro Corona, vandali in casa. "Uccido chi invade il mio spazio"

Lo scrittore: la proprietà privata è sacra, non ho paura di fare 30 anni di cella

Mauro Corona in una foto d'archivio (Ansa)

Mauro Corona in una foto d'archivio (Ansa)

«Sono sempre stato di sinistra, ma sulla legittima difesa viro a destra, alla grande. Il Pd mi ha deluso su questo», si sfoga l’istrionico Mauro Corona dopo la brutta esperienza notturna vissuta a Erto, in provincia di Pordenone, nella sua casa-bottega.

Quando viene violata la propria proprietà privata, prevale la sete di vendetta?

«Domina l’impulso della situazione: io ,che sono una persona coerente, se li prendevo li ammazzavo senza pietà. Sono stati fortunati che correvo scalzo. Sghignazzavano, facevano rumore, mia figlia dormiva e si è svegliata terrorizzata: in quei momenti la testa ti ribolle».

Ha inseguito quei tre ragazzini con l’accetta.

«Sono uscito senza scarpe dallo studio, dove riposavo in dormiveglia, e se li raggiungevo gli menavo fendenti a destra e sinistra. Devono saperlo. Per quale motivo questi vandali criminali si prendono il permesso di sfasciarmi la casa».

Si è sentito in pericolo?

«Ma cosa c’entra? Sicuramente avrei ecceduto nella legittima difesa e avrei pagato le conseguenze. Certo, sarei andato in carcere con quei tre morti, forse quattro perché c’era un altro ventenne probabilmente. Io non chiedo sconti e se mi avessero condannato a trent’anni, li avrei fatti senza fiatare. Le tragedie non nascono dalla logica, dal ragionamento, ma dall’impulso».

Nel disegno di legge che si è ingolfato in Senato, la definizione di legittima difesa viene incasellata solamente nel contesto di un assalto nella notte.

«Questa legge è sempre incompleta perché è fatta da burocrati: non tengono conto dell’impulso. Il concetto di ‘pericolo di vita’ è troppo relativo: io posso pensare di essere in pericolo anche se quattro vandali arrivano a fare rumore fuori casa mia alle 3.15 di notte. Ognuno reagisce a seconda delle proprie abitudini, della cultura, della storia».

Lei non fa distinzione tra vandali e rapinatori?

«Quella gente mi ha preso in giro, non sono ragazzate. Questa definizione è una scusa, perché dalle ragazzate si arriva alle tragedie. Devo perdonarli perché erano ubriachi? Questo non assolve nessuno, io da ubriaco sono stato condannato a otto mesi. Le ragazzate vanno punite, non come fanno certi poliziotti che se non c’è il sangue non accorrono».

Ha chiamato le forze dell’ordine la notte scorsa?

«Ho telefonato ai carabinieri il mattino seguente, ma per me la faccenda è chiusa. Non farò denuncia e non mi interessa, quello che mi preme è che i cittadini vivano in pace. Invece durante la notte c’è inquietudine, può succedere sempre un guaio».

Lei tiene armi in casa?

«Ho il porto d’armi e anche il permesso di tenere un fucile da caccia, ma non posseggo le munizioni. E non voglio neanche averle. Ma le dico una cosa, l’opinione pubblica ha una concezione distorta delle armi: a me non serve la pistola, ho la motosega, ho tante di quelle scure taglienti che possono fare molto male in caso di evenienza».

Lei sostiene che manca l’educazione alla civiltà nelle famiglie e per questo si arriva a violare la proprietà privata. Cosa suggerisce come deterrente?

«Basterebbe che ai devastatori venissero comminate pene più severe: se hai rotto una vetrina, sei condannato a 5 anni. Invece di costruire il Mose o altre opere simili, lo Stato costruisca carceri: i condannati li mettiamo lì dentro. Invece anche i vandali agiscono imperturbati perché restano impuniti».

Ha avuto paura?

«No, quella banda di giovani invece sì, se no si fermavano ad affrontarmi. Se ‘traffichi’ davanti alla mia porta, rischi la vita».

Meglio comunque che fossero ‘solo’ vandali e non un commando di rapinatori dell’Est.

«Certo, ma se vai in una casa privata può capirtati la rogna e devi stare attento a quello che fai, chiunque tu sia».

Non è stata una vendetta contro di lei?

«No».

Cosa ha fatto appena rientrato in casa dopo l’inseguimento?

«Ho tranquillizzato mia figlia e mia moglie e installato due tavole sulla porta, devastata da quei ragazzini che hanno tirato le mie sculture di bronzo. A me non disturba il danno economico e il fastidio di dover sostituire la vetrata, ma l’affronto, l’umiliazione e la vigliaccheria dimostrata. Questi sono dei delinquenti».

Cambierà il suo modo di vivere dopo questa esperienza?

«Assolutamente no».