Mario Cattaneo: "Ho difeso i miei, mi fido dello Stato"

Parla il ristoratore di Casaletto Lodigiano che ha sparato al ladro: "Il colpo è partito mentre cadevo a terra nella colluttazione. Ora non riesco a chiudere occhio"

Mario Cattaneo mostra il livido sulle braccia dopo la colluttazione (Ansa)

Mario Cattaneo mostra il livido sulle braccia dopo la colluttazione (Ansa)

Lodi, 13 marzo 2017 - MARIO Cattaneo ha riaperto il suo locale ieri mattina intorno alle 8. Ha chiesto di tornare subito tra i fornelli, ma è ancora visibilmente scosso il ristoratore 67enne, titolare del bar-ristorante ‘Osteria dei Amis’ di Gugnano, piccola frazione di Casaletto lodigiano, in provincia di Lodi, che nella notte tra giovedì e venerdì ha ucciso con un colpo di fucile alla schiena un ladro, un romeno di 28 anni, che aveva fatto irruzione nel suo locale con tre complici per rubare qualche stecca di sigaretta. 

image Sul braccio destro ha un evidente ematoma, tre costole rotte ed escoriazioni alla gamba, i segni della violenta colluttazione con uno dei malviventi. Il paese è con lui, ma la dinamica è ancora tutta da chiarire e il ristoratore è accusato di omicidio volontario, in attesa di scoprire l’esito dell’autopsia che si terrà stamattina sul corpo della vittima trovato a un centinaio di metri dal locale dove è accaduta la tragedia. 

Cattaneo, che cosa è successo nella notte tra giovedì e venerdì?  «Intorno alle 3.40 mio figlio Gianluca mi ha svegliato dopo aver sentito suonare l’allarme del ristorante. Ho preso il mio fucile che tengo in casa e mi sono diretto al piano terra dove c’è la porta dell’ingresso posteriore del locale. Dall’altra parte i ladri avevano bloccato l’accesso. non volevano che uscissi e come ho aperto la porta mi hanno aggredito. Non volevano che andassi fuori, puntavano a guadagnare tempo. Uno di loro mi ha afferrato con forza il braccio e ha cercato di strapparmi il fucile. Non sapevo che cosa volessero fare. Come si è aperta la porta mi hanno afferrato la canna del fucile per potermi disarmare. Il colpo è partito mentre cadevo, quando mi hanno trascinato per un braccio. Non mollavo l’arma perché pensavo che ci fosse ancora un colpo dentro. Se me l’avessero portata via mi avrebbero sparato». 

Ma non si è accorto di aver colpito qualcuno?  «No, perché con il buio della notte non è stato possibile vedere nessuno. Uno dei ladri ha parlato con un suo complice in una lingua straniera. Gli ha detto qualcosa che non ho capito. Sono profondamente dispiaciuto per quello che è accaduto, ma non vedevo che gli altri stavano scappando. Non avevo idea che uno di loro fosse stato colpito e non ho visto sangue per terra. Ho saputo della morte di uno dei malviventi qualche ora più tardi, quando ormai ero in ospedale per farmi medicare le ferite riportate nella colluttazione». 

Che cosa ha fatto nel momento in cui ha visto i ladri scappare? «Ho avuto paura e insieme con la mia famiglia abbiamo deciso di chiuderci in casa. Se dovessi vedere ora i malviventi non li riconoscerei. Pensavamo che qualche altro bandito avrebbe potuto fare irruzione nella nostra proprietà. E così abbiamo chiamato i carabinieri e aspettato l’arrivo della pattuglia».

Come si sente adesso?  «È ovvio che adesso il mio stato d’animo è pessimo, mi son trovato in una situazione talmente tragica che non mi era mai capitato prima. Sto male e tutta la mia famiglia è distrutta. La notte non riesco ancora a dormire, non chiudo occhio da due giorni. Non è facile non pensare a tutto quello che è accaduto. Ho voluto riaprire il locale il prima possibile. Lavorare è l’unico modo che ho per poter cercare di andare avanti». 

Per lei la procura di Lodi ha ipotizzato l’accusa di omicidio volontario, si sente ancora tutelato dallo Stato?  «Ho fiducia nella giustizia e mi sento tutelato dallo Stato. Certo, andare avanti dopo tutto quello che è successo non è facile. Non avrei mai voluto uccidere, il colpo del fucile è partito accidentalmente. Adesso sono distrutto e il morale è davvero basso». 

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