Varani, "Marco Prato sieropositivo". Trema la Roma della movida

Ricca l'agenda del pr. "Ha scoperto l'infezione in cella"

Marco Prato, arrestato per l'omicidio di Luca Varani (Ansa)

Marco Prato, arrestato per l'omicidio di Luca Varani (Ansa)

E una certa Roma notturna, quella in cui i due autori del delitto si muovevano come pesci nell’acqua, rischia di risprofondare nella paranoia delle indagini iniziali. Ma con uno spauracchio diverso dal coinvolgimento mediatico-giudiziario: quello dell’Aids.

Foffo, reo confesso fin dall’inizio, è stato recentemente condannato a 30 anni di carcere con il rito abbreviato davanti al gup. Ma il 10 aprile prossimo scatterà l’ora del giudizio in Corte d’Assise per Prato, che, a differenza del complice diventato suo «nemico» processuale, ha scelto la via maestra della giustizia ordinaria.

E proprio alla vigilia di quell’appuntamento il settimanale 'Giallo' surriscalda il clima dell’attesa con un servizio in cui sostiene che Prato, già animatore di eventi gay (e non solo) nella ‘movida’ romana, avrebbe saputo nel carcere di Regina Coeli, dopo alcune analisi cliniche, di essere sieropositivo.

Un risultato su cui la magistratura intenderebbe compiere degli approfondimenti per retrodatare scientificamente il contatto con il virus Hiv e accertare se, all’epoca del fatto di sangue che lo visto coprotagonista e che lo ha travolto, l’imputato fosse consapevole del suo stato di salute e usasse precauzioni nei suoi rapporti sessuali. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe aprire un altro scenario investigativo, come quello che ha portato gli inquirenti a ritracciare le vittime infettate’ da Valentino, il giovane romano incriminato per aver avuto rapporti non protetti con decine di donne benché sapesse di essere sieropositivo.

Quando Prato, su indicazione di Foffo che si era già costituito, fu rintracciato dai carabinieri in un alberghetto dove si era imbottito di alcol e psicofarmaci, il suo iPhone entrò ufficialmente nell’inchiesta sull’omicidio Varani. E tra i documenti e i ‘file’ della memoria elettronica gli esperti del Ris trovarono messaggi, foto e contatti che per settimane misero in subbuglio gli ambienti della Rome by night frequentati dal trentenne fuoricorso universitario riciclatosi come pr.

LE INDAGINI , quindi, dagli interrogatori-fiume di Foffo e dalla ricostruzione della scena del crimine si spostarono anche sulla doppia vita di Prato: in un certo senso uomo di spettacolo, con le feste a tema e gli aperitivi domenicali nei club dei vip, ma all’occorrenza (e a piacimento) anche ‘cacciatore’ nelle maratone notturne che non fanno notizia. E se quest’ultimo territorio ‘di frontiera’ era popolato da giovani dell’età e del profilo della vittima occasionale del delitto, il ‘giro’ pubblico degli impegni di Prato invece annoverava attori, showgirl, indossatrici, alcuni dei quali ascoltati dagli inquirenti come persone informate dei fatti. Senza che da questa pista nascessero sviluppi utili ad un allargamento delle indagini. La paranoia, però, dilagava. Anche perché, sull’onda del giallo del Collatino, qualcuno mise in relazione il nome di Prato con quello di un maturo pr romano, molto conosciuto nei quartieri della ‘movida’ più scintillante, ma finito in carcere per un’accusa di prostituzione minorile.

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