Sabato 20 Aprile 2024

Ruba le caramelle, licenziato. La Cassazione: "Giusto così"

Per la Corte il "comportamento fraudolento" del dipendente di un supermercato (che non aveva precedenti disciplinari) mina il rapporto fiduciario. Disoccupato, deve pagare 3.500 euro di spese processuali

Caramelle, dolci: foto generica

Caramelle, dolci: foto generica

Napoli, 12 ottobre 2017 - Se fai lo scaffalista al supermercato, capita che qualcosa ti 'scivoli' in tasca. Qualche caramella, ad esempio, magari da portare a casa ai bambini. Ma quello che ai più può sembrare un furtarello 'veniale' - per un valore di meno di 10 euro - è costato carissimo al dipendente in questione, che è stato licenziato in tronco. La cosa è finita fino ai banchi dei supremi giudici della Cassazione, i quali hanno confermato il licenziamento per giusta causa. Per la Corte il comportamento "fraudolento" del dipendente ha minato in maniera irreversibile il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore.

Il poveretto è stato beccato un giorno a fine turno grazie all'allarme antitaccheggio, attivato da adesivi invisibili posti sui pacchetti di gomme e caramelle. A domanda del datore di lavoro, non era riuscito a spiegare la loro presenza nelle sue tasche. Licenziato in tronco.

In tribunale il lavoratore, pensandosi eccessivamente punito, aveva parlato di un piano contro di lui architettato dal capo della sicurezza, che avrebbe voluto incastrarlo. Ma il giudice non aveva trovato prove per tali accuse e aveva confermato il licenziamento. Da notare che il dipendente non aveva precedenti disciplinari, e che i beni sottratti erano di scarsissimo valore. 

Uguale la decisione della Corte d'Appello di Napoli, e ora anche della Cassazione. Gli ermellini hanno condiviso il giudizio di "gravità della condotta contestata e proporzionalità della sanzione espulsiva". E nella sentenza  n. 24014 scrivono: "Il dimostrato carattere fraudolento nella specie palesemente doloso e premeditato, della condotta del lavoratore è stato ritenuto sintomatico della sua, anche prospettica, inaffidabilità e, come tale, idoneo a incidere in maniera grave e irreversibile sull'elemento fiduciario, nonostante la modesta entità del danno patrimoniale e la mancanza di precedenti disciplinari".

E così, oltre a non aver riottenuto il lavoro, l'ex dipendente è stato pure condannato a pagare le spese di giudizio in Cassazione, per oltre 3.500 euro.