Venerdì 19 Aprile 2024

Legittima difesa, gli italiani invocano la linea dura

Il sondaggio: per il 56% non si tratta di un reato. "Lecito sparare al ladro in casa"

Ladro ucciso dal proprietario di un'osteria-tabaccheria a Casaletto Lodigiano (Newpress)

Ladro ucciso dal proprietario di un'osteria-tabaccheria a Casaletto Lodigiano (Newpress)

Roma, 12 marzo 2017 - Il tema della sicurezza è da più di 20 anni in cima alle priorità che gli italiani richiedono di risolvere ai governi. Nel frattempo si sono alternati esecutivi di destra, sinistra e tecnici ma l’importanza della problematica è rimasta inalterata. Forse così si spiega il fatto che la popolazione, avendo perso fiducia nella capacità della politica di approcciare i temi della sicurezza, pensa che l’unica via d’uscita sia nella estrema difesa personale con l’utilizzo di pistole e fucili, indipendentemente da che cosa preveda la legge.  E' da interpretare in questa maniera il dato secondo cui – stando a recenti sondaggi di IPR Marketing – il 56% della popolazione ritiene che non deve essere considerato un reato se una persona aggredita in casa o per strada spara o si difende con altri mezzi ed uccide il ladro. In pratica ciò che è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì nell’osteria-tabaccheria a Gugnano di Casaletto Lodigiano. È da notare che mentre la possibilità della ‘difesa personale estrema’ negli anni scorsi era una delle richieste dall’elettorato di centrodestra, oggi questa opinione ha contagiato una popolazione più ampia, indipendentemente dal credo politico.  Infatti circa il 30% degli elettori democratici pensa che sia giusto che un cittadino possa uccidere un ladro nel caso di un furto in casa o di una rapina, e tra gli elettori grillini questa percentuale arriva al 52%. Ciò che sembrerebbe a prima vista una richiesta di ‘legge del taglione’, deve essere letta, però, in maniera diversa e altri risultati del sondaggio ne dimostrano l’interpretazione.    E' da considerare che il 68% indica tra i maggiori responsabili della ‘deriva sicurezza’ la classe politica ed il Parlamento. Inoltre il 72% avverte che nella propria area di residenza il fenomeno negli ultimi 4-5 anni è decisamente aumentato e tra questi, circa la metà pensa che l’emergenza sicurezza abbia assunto dimensioni insopportabili in relazione alla presenza di bande straniere. Non solo. Circa la metà dei cittadini pensa che sia giusto detenere un’arma a casa per poter difendersi da aggressioni ma al contempo solo il 10% ha intenzione di farne richiesta. Insomma più che la volontà dei cittadini a farsi giustizia, il fenomeno sembra aver assunto contorni così pericolosi a livello sociale in quanto la stessa popolazione non riconosce alcun intervento pubblico atto a far fronte al contenimento della problematica. 

Ed ecco quindi che nel momento in cui i cittadini perdono la fiducia nello Stato, ognuno si sente autorizzato a operare come può, perdendo qualsiasi riferimento rispetto al perimetro della legislazione e ritenendo al contempo che l’omicidio di un ladro debba essere depenalizzato se si è vittima di una aggressione. Pertanto la questione assume contorni complessi e di non poco conto, ma soprattutto non può essere circoscritta esclusivamente nella dimensione sociale della ‘giustizia fai da te’. Questo sarebbe il maggiore danno e la giustificazione della difesa personale estrema potrebbe sfociare facilmente da un comportamento di pochi a un metodo di massa. Pertanto se ci si focalizza esclusivamente sulle colpe e sulle responsabilità penali si perde invece il vero essere della problematica, cioè l’incapacità della politica che negli anni non ha saputo combattere il fenomeno.  E' da qui che bisognerebbe ripartire, al di là delle opinioni personali che giustificano o non giustificano un omicidio in caso di aggressione.