Covid, curva dei contagi sale ancora. Terza dose per tutti, ma quando?

Campagna vaccinale a rilento con 130mila vaccinazioni al giorno: andrebbero triplicate

Persone che aspettano di fare il vaccino in Campania (Ansa)

Persone che aspettano di fare il vaccino in Campania (Ansa)

Siamo in ritardo sulle terze dosi. Abbiamo perso settimane che rischiamo di pagare caro. I numeri non mentono (qui gli ultimi dati Gimbe). I richiami già somministrati sono 2.5 milioni (su 6 milioni di platea), a un ritmo che negli ultimi giorni è stato attorno ai 110-130mila. Con la decisione di aprire anche ai quarantenni, si aggiungono ai 24 milioni di over 50 già completamente vaccinati, e quindi pronti per la terza dose, altri 7 milioni di persone tra i 40 e 49 anni. Il totale fa 29 milioni.

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Quale tabella di marcia è necessaria?

Ci vorrebbero 90 giorni, al ritmo di 320mila somministrazioni al giorno, per smaltirli tutti. Peccato che 320mila sia quasi il triplo di quel che si sta facendo oggi e che molti hub (che garantivano i grossi numeri di questa estate) siano stati chiusi e che anche al ritmo di 330mila dosi al giorno si finirebbe ben è oltre fine febbraio, considerando nella fascia i 40-60 il via libera scatta dal prino dicembre. Troppo tardi.

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A quali fasce di età è allargata la terza dose? 

Dai 40 anni in su. E che vi sia l’urgenza di fare presto lo ammettono anche il ministero della Salute, il Consiglio superiore di sanità, l’Agenzia italiana del farmaco e l’ISS, nel parere allegato alla circolare ministeriale che allarga la vaccinazione alla fascia d’età 40-60 anni, nel quale lanciano l’appello alle Regioni ad accelerare, "di procedere speditamente alla somministrazione della dose booster a tutti i soggetti per i quali è già stata raccomandata".

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Serve un'accelerazione?

Gli addetti ai lavori sono più che convinti che vi sia questa urgenza. "Con l’aumento della circolazione virale – sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – l’accelerazione sul fronte delle terze dosi è una strategia fondamentale per contenere la quarta ondata. Da questo punto di vista iniziano a preoccupare sia le mancate consegne di vaccini da 4 settimane, senza informazioni ufficiali sul piano delle forniture, sia alcune criticità che ostacolano il monitoraggio delle performance delle Regioni, che di fatto vanno in ordine sparso".

Ci sono differenze tra Regioni?

Al 3 novembre – ricorda Gimbe – sono state somministrate 2.409.596 terze dosi, con una media mobile a 7 giorni che ha superato quota 100mila. Il tasso nazionale di copertura vaccinale per le dosi aggiuntive è del 40% con nette differenze regionali: dal 2,3% della Valle D’Aosta al 100% di Umbria e Piemonte. La copertura nazionale con dose booster è del 39,5%, anche qui con notevoli differenze tra le regioni: dal 18,3% della Calabria al 81,2% del Molise. Della platea relativa alla dose booster, ferma all’aggiornamento del 2 novembre, rimangono ancora da vaccinare oltre 3,1 milioni di persone, alle quali ogni settimana si aggiungono circa 800mila over 60 che hanno completato il ciclo vaccinale.

Qual è l'obiettivo entro fine anno?

Ovvero, entro fine anno si aggiungeranno a questa platea ben 7,4 milioni di persone, oltre a circa 750mila under 60 vaccinati con Johnson & Johnson. "Si tratta di oltre 11 milioni di dosi booster – chiosa Gimbe – che impongono alle Regioni un deciso cambio di passo , visto che entro fine dicembre bisognerebbe somministrare circa 1,4 milioni di dosi settimanali". Con l’allargamento dal primo dicembre prima agli over 50 e ora agli over 40 il numero sale a 29 milioni e si rischia l’intasamento.

Ma vanno riaperti gli hub?

Molti, dalla "Nuvola" di Roma, al Mandela Forum di Firenze, all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, sono stati chiusi. Il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo sostiene di avere sotto controllo la situazione. "Con l’organizzazione attuale – ha detto lunedì il generale – siamo in grado di tenere un ritmo elevato. Se ci renderemo conto che il sistema potrebbe non reggere saremo in grado di attivare qualche ulteriore hub". Ma il punto è un altro: non rincorrere la domanda, ma anticiparla e anzi crearla. Con una massiccia campagna di informazione e una capacità maggiore – come quella vista lo scorso luglio, quindi fino a oltre 650mila dosi al giorno – impiegheremmo la metà del tempo e ridurremmo la circolazione del virus. Quel che serve, oggi.