Italiani in fuga, Pier Angelo: "Ero lavapiatti, svolta alle Canarie"

Pier Angelo Perazzi, 42enne piemontese, nel 2006 faceva in geometra a Milano:"Il mio Paese è invivibile"

Pier Angelo Perazzi, 42 anni

Pier Angelo Perazzi, 42 anni

Roma, 18 ottobre 2017 - «L’Italia è solo un ricordo, nessuna nostalgia, mi creda. Qui si sta bene come nel nostro Sud negli anni Cinquanta, ma senza i problemi». Pier Angelo Perazzi, 42enne piemontese originario del lago Maggiore, vive da più di un decennio alle isole Canarie, dove ha fondato Vivereallecanarie.com, società leader per i trasferimenti di persone e aziende nell’arcipelago spagnolo nell’Atlantico.

Prima di diventare un imprenditore di successo quanta gavetta ha fatto? «Tanta davvero. Per alcuni anni ho fatto di tutto. Imbianchino, cameriere, animatore, addetto alle pulizie, lavapiatti e anche il ‘fregaccino’: asciugavo le posate nei ristoranti. Ho sempre lavorato, ma dovevo fare bene i conti per arrivare a fine mese».

Quando viveva in Italia di che cosa si occupava? «Facevo il geometra e lavoravo a Milano nel settore edile».

Perché allora è partito e ha sopportato anni di mestieri così duri? In fondo in Italia un lavoro l’aveva e non c’era ancora la crisi… «Sì, avevo un lavoro che mi dava anche qualche soddisfazione, ma non mi sentivo tutelato dallo Stato. La crisi non era ancora iniziata, era il 2006, ma per chi volesse tentare la strada dell’impresa, come stavo facendo io, era comunque molto difficile. Troppa burocrazia, troppe tasse, inefficienze e tante altre difficoltà. Io cercavo qualcosa di meglio per me e la mia famiglia che stava nascendo».

Come mai ha scelto proprio le Canarie? «Intanto sono vicine solo 4-5 ore di volo. C’è un clima fantastico, il migliore al mondo: zero umidità, non ci sono fenomeni meteo clamorosi come i tornado. E poi siamo nella Ue, in Spagna. Qui gli italiani sono sì stranieri, ma con dei diritti in quanto cittadini comunitari. La cultura è simile alla nostra, come la lingua. Ma decisivo è il regime fiscale: qui, quando va male, si paga il 20% sull’utile e l’Iva è al 7%».

Dopo anni di mestieri pesanti è arrivata la svolta: come ha fatto? «Ho sempre avuto spirito imprenditoriale, fin da ragazzino. Il pensiero che più mi torturava i primi anni alle Canarie era proprio quello di non riuscire a realizzare qualcosa di grande. Facevo lavori dignitosissimi, ma non era per quella vita che avevo fatto armi e bagagli. Poi una mattina ho avuto una folgorazione: avrei aperto un sito per aiutare chi come me voleva fare questo passo. Volevo mettere tutta la mia esperienza nelle mani di altri connazionali pronti a mollare tutto. Io avevo fatto da solo, loro si sarebbero avvalsi del mio aiuto. Ma non sono io l’autore del mio successo, per lo meno non della maggior parte».

E chi sarebbe, allora? «Tutti quelli che hanno reso l’Italia un Paese molto meno vivibile e da cui scappare».